Ciò che mangiamo ha un effetto sia sulla nostra salute che sull’ambiente circostante. L’industria alimentare incide sull’ecosistema e questo impatto viene calcolato attraverso vari parametri. L’analisi del “ciclo di vita” detto LCA è la tecnica che desta maggiore interesse perchè calcola l’impatto ambientale su tutte le fasi della filiera industriale. Nelle filiere alimentari i dati più significativi corrispondono alle emissioni di gas serra, l’utilizzo di acqua, la superficie utilizzata.
È stata studiata, di conseguenza, una piramide ambientale che, affiancata a quella della dieta mediterranea, dimostra che gli alimenti a minor impatto ambientale sono quelli maggiormente consigliati; al contrario, i prodotti a maggior impatto ambientale sono quelli da evitare nella dieta. È stato coniato il termine “doppia-piramide” per indicare le due piramidi affiancate, strumento utile per la creazione di una dieta sostenibile e sana.
I sistemi produttivi sostenibili utilizzano un’agricoltura biologica, la quale ha un basso impatto ambientale. L’IFOAM (Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura biologica) deficisce l’agricoltura biologica come “tutti i sistemi agricoli che promuovono la produzione di alimenti e fibre in modo sano socialmente, economicamente e dal punto di vista ambientale“.
Gli alimenti equosolidali, invece, hanno come obbiettivo la lotta allo sfruttamento e alla povertà nei Paesi in via di sviluppo utilizzando materie prime rinnovabili. I prodotti vengono principalmente da America Latina, Asia e Africa. I principali in commercio sono caffè, cacao, tè, spezie, zucchero di canna e banane. I primi alimenti ad entrare nel commercio equosolodale sono caffè e cacao.
Per salvaguardare l’ecosistema è nata, inoltre, l’associazione internazionale no profit chiamata Slow Food e fondata da Carlo Petrini, la quale difende la biodiversità e si batte contro l’agricoltura e l’allevamento intensivo. Promuove gli alimenti a km 0, cioè acquistati in un luogo poco distante dal punto in cui verranno consumati, riducendo così l’impatto ambientale di CO2 dovuto al trasporto. Uno dei motti dell’associazione è “think globaly, act localy“, per promuovere l’acquisto di alimenti locali.