Pongono fine alla vita dei loro bimbo perché "posseduto da un demone"

In Austria il processo contro due giovani genitori accusati della dipartita del figlio di tre anni riapre il dibattito su privazioni, isolamento e credenze superstiziose.

Pongono fine alla vita dei loro bimbo perché "posseduto da un demone"

Nel novembre 2025 l’Austria si concentra sull’inizio del processo contro una coppia di genitori di 27 anni, accusati dell’omicidio del proprio figlio di tre anni nella cittadina di Kufstein. Secondo le ricostruzioni della procura di Innsbruck, il bambino fu sottoposto per mesi a maltrattamenti e privazioni, fino al deperimento fisico e alla dipartita sopraggiunta nel maggio 2024.

Il piccolo fu isolato in spazi angusti e freddi, privato di cibo e acqua, situazione che ha portato a un grave peggioramento delle sue condizioni fisiche. I documenti dell’inchiesta includono prove fotografiche e video che confermano la sequenza dei fatti e le condizioni in cui il bambino era costretto a vivere. Durante il processo, gli imputati hanno dichiarato di aver agito convinti che il loro figlio fosse “posseduto da un demone” e che fosse responsabile della loro precarietà economica e delle difficoltà familiari.

Questa motivazione ha destato grande attenzione mediatica e sociale, ponendo al centro del dibattimento il ruolo delle credenze superstiziose nell’escalation dei comportamenti dei genitori. La perizia psichiatrica disposta dal tribunale ha escluso l’infermità mentale: pur evidenziando disturbi di personalità e condizioni psichiche complesse, i due genitori sono stati giudicati pienamente capaci di intendere e di volere, con piena responsabilità penale per quanto accaduto.

Il procedimento in corso ha messo in luce anche aspetti più ampi legati alla tutela dei minori e all’efficacia dei servizi di prevenzione e controllo sugli abusi domestici. La vicenda mostra come isolamento sociale, difficoltà economiche e convinzioni irrazionali possano creare contesti di elevata vulnerabilità per i bambini, con conseguenze tragiche quando non intervengono supporti istituzionali o comunitari.

Il dibattimento ha portato alla luce dettagli ai limiti dell’assurdo sul deperimento fisico del bambino, come la perdita significativa di peso e la condizione di estrema fragilità fisica. L’avvio del processo in questi giorni ha riacceso il dibattito sulla necessità di un monitoraggio più efficace delle famiglie in situazioni di disagio e sull’importanza di interventi tempestivi.

Le autorità austriache sottolineano che il caso di Kufstein costituisce un esempio di come la combinazione di isolamento, difficoltà economiche e credenze erronee possa tradursi in comportamenti estremamente dannosi per i minori. Il dibattimento continuerà nelle prossime settimane, con l’attenzione focalizzata sulla responsabilità dei genitori e sulla valutazione dei meccanismi di prevenzione e sostegno ai nuclei familiari fragili. 

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