Torna la bufala del portachiavi microchippato donato a scopo di truffa

In queste ore, una nuova bufala sta tormentando le povere bacheche di Facebook: si tratta del grande ritorno del mitico portachiavi con chip di localizzazione regalato da criminali "rumeni" per derubare le nostre case di tutti i beni ivi presenti.

Torna la bufala del portachiavi microchippato donato a scopo di truffa

Almeno la bufala di qualche giorno fa su Massimo Boldi che avrebbe interpretato Berlusconi nel prossimo film di Sorrentino, era carina. Perdinci, la bufala che – invece – sta girando in queste ore su tutte le bacheche di Facebook ha un qualcosa di morboso e di inquietante: parliamo della voce secondo la quale una gang di “rumeni” regalerebbe un portachiavi microchippato per seguirvi a casa e ripulirvi di tutto ciò che avete.

Nello specifico, l’aggiornamento di stato che sta facendo la sua bella comparsata su diverse bacheche social si presenta come un comunicato ufficiale della ASCOM (ovvero, l’Associazione del Commercio, del Turismo, dei Servizi, e delle P.M.I) e mette in guardia su una truffa messa in piedi da bande di “rumeni” nei parcheggi dei supermercati, o presso i distributori di carburante. In queste location, i malintenzionati regalerebbero agli incauti automobilisti dei portachiavi da appendere in auto: in questi ultimi, però, sarebbero celati del microchip localizzatori che permetterebbero ai criminali di seguirli a casa, e di monitorarne gli spostamenti si da poter agire indisturbati nel rubare tutto quanto di prezioso si trova nelle abitazioni delle vittime.

Nell’alert in oggetto si fa menzione anche della polizia, come forza dell’ordine che avrebbe appurato la nazionalità dei truffatori, e si inviterebbe – in calce al testo – a, ovviamente, divulgare questa notizia/indiscrezione presso il maggior numero di persone possibili, partendo dai propri cari.

Tranquilli. Come potete già immaginare, si tratta di una bufala, e nemmeno tanto fresca. Paolo Attivissimo, famoso divulgatore/segugio informatico, l’ha già trattata e smontata nel 2012.

In quell’occasione, il buon Paolo imputò la bufala alla paura della gente per la tecnologia che, ormai, ci circonda sempre più e che, pur tuttavia, resta a noi fondamentalmente ignota nel suo funzionamento. Personalmente, ci aggiungerei anche il sempre utile luogo comune dello straniero che delinque (timore aumentato in tempi recenti, post attentati a Parigi e Bruxelles) e la fissa per le multinazionali che sognano di instaurare un Grande Fratello mondiale monitorando tutti i cittadini del mondo (in questo caso, le divulgazioni fatte da Snowden nel Giugno del 2013, a proposito del programma “Prism”, hanno sortito più di qualche legittimo sospetto).

Quale che sia il motivo che ha dato, anzi ridato, sprint a questa bufala, diversi elementi della medesima dovrebbero metterci in guardia. Partendo dal lato più pratico della questione, gli ideatori di questa truffa davvero regalerebbero un gadget tanto avanzato da contenere, in piccole dimensioni, un GPS, un sensore di prossimità, una batteria, ed un’antenna? E se anche questo gadget, ipotizzato da “fonte sicura” (ma non precisata), esistesse…come funzionerebbe e farebbe a scoprire l’eventuale assenza di una persona in casa? Che copertura avrebbe e sarebbe mai possibile che le forze dell’ordine non ne abbiano mai intercettato o percepito alcuna trasmissione? 

A parte questo, anche l’invito a divulgare questa “notizia” ai propri parenti, per sicurezza, è quanto meno sospetta. Dato che la maggior parte di noi dà fiducia a ciò che ci viene detto da amici e parenti, sono proprio queste categorie di persone ad esser citate come destinatari privilegiati dell’alert. Curioso vero? 

Ironia a parte, per la bufala del portachiavi microchippato testé esposta, vale lo stesso discorso fatto per tutte le altre bufale. Prima di reindirizzare una notizia, verificatene il contenuto e, se del caso, cestinatela subito prima di ingolfare la Rete di inutili bit. 

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