Facebook e gli abbonamenti a pagamento sempre più vicini

Mark Zuckerberg ci prova: al via i test sugli abbonamenti di Facebook. Parteciperanno all’iniziativa 10 partner editoriali (tra cui uno italiano). Inoltre segnalare le fonti inaffidabili diventerà più semplice ed immediato.

Facebook e gli abbonamenti a pagamento sempre più vicini

Charles Foster Kane, protagonista del classico del cinema “Quarto Potere”, fondò il suo impero multimilionario utilizzando la parola stampata. Sembra essere questa la via che intende ora intraprendere Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook.

Il connubio tra i social network e le notizie digitali non sempre è stato semplice difatti, sempre più spesso, c’è una vera e propria epidemia di fake news, ma le cose presto cambieranno. Le notizie a pagamento infatti sembrano essere sempre più vicine al noto social network blu.

Durante l’incontro nella sede di Milano viene fatto l’annuncio: a breve si inizieranno i test per sperimentare le varie modalità di abbonamento editoriale. Inizialmente saranno presenti 10 partner che comprenderanno gli Stati Uniti e alcuni Paesi Europei. Anche l’Italia parteciperà a questa iniziativa.

Verranno effettuati dei test su due tipologie di abbonamenti che partiranno dal formato degli Instant Articles (una tipologia di articoli che si possono leggere su Facebook senza, di fatto, abbandonare la propria bacheca). La prima tipologia di abbonamento sarà il Paywall, ovvero verrà consentito di leggere gratuitamente un certo numero di notizie, la seconda modalità invece è il cosiddetto Freemium, e quindi saranno gli editori a decidere quale notizia potrà essere letta a pagamento e quale invece potrà essere consultata gratuitamente.

Sembra quindi che questa importante iniziativa del social network di Mark Zuckerberg tenda sempre di più la mano nei confronti dell’editoria andando a ledere tutti quei siti internet che forniscono solo false e imprecise informazioni all’utente. Con questo nuovo sistema sarà più semplice per l’utente finale distinguere le fonti affidabili e sarà più immediata la procedura per segnalare le eventuali bufale condivise sul social network.

Novità sui partner italiani che prenderanno parte al “fact checking” ancora non ce ne sono, quindi bisognerà ancora aspettare per ottenere dei risultati soddisfacenti come se ne stanno già ottenendo negli Stati Uniti e in Francia.

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