Ecco perché l’hashtag di San Remo ha destato un vespaio di polemiche

Non manca molto, ormai, per l'inizio dell'attesissimo Festival di San Remo, ed il pubblico della Rete già inizia a mormorare. Ma di protesta: infatti, si è scoperto che, usando l'hashtag ufficiale della kermesse, si fa pubblicità ad una nota azienda telefonica

Ecco perché l’hashtag di San Remo ha destato un vespaio di polemiche

Su Twitter, la pubblicità è sempre esistita. Molto spesso, sotto forma di cinguettii sponsorizzati, ma ben evidenziati, che comparivano nella Timeline dell’utente: altrove, tuttavia, la società di Jack Dorsey aveva testato anche altre forme pubblicitarie che, però, da noi non si erano mai viste. Ecco perché quello che sta accadendo attorno all’hashtag ufficiale del Festival di San Remo (ecco gli artisti in gara) sta facendo tanto discutere, persino nel Transatlantico di Montecitorio…

Ricapitolando: agli albori della sua storia, Twitter introdusse gli hashtag, delle parole chiave precedute dal carattere del cancelletto, con la finalità di organizzare, e rendere più facilmente reperibili, i cinguettii inerenti un medesimo argomento, evento, trend, o passione. Tale meccanismo è rimasto, sostanzialmente, immutato per diverso tempo e, nella sua forma originaria, ha attraversato diversi restyling, ed innovazioni funzionali, adottati dal celebre portale di microblogging. 

Poi, qualcosa è cambiato: è venuto il momento di far cassa, e Twitter – tra i tanti modi escogitati – ne ha trovato uno addir poco geniale: sfruttare gli hashtag, sovente elementi virali, e da tutti utilizzati, come strumento per veicolare un determinato messaggio pubblicitario. Cosa che, nei giorni scorsi, per la prima volta, è accaduta anche in Italia.

Se ne sono resi conto alcuni utenti della piattaforma, leggendo un tweet del programma “La vita in diretta”, nel quale si annunciava che, dal giorno dopo, nel corso della trasmissione, vi sarebbe stato uno spazio per il collegamento con #Sanremo2017 (tag ufficiale della kermesse canora). Di lì a poco, la stessa cosa è accaduta quando l’ex leader dei Dear Jack, Alessio Bernabei, annunciava la sua partecipazione all’evento, spiegando di essere in viaggio verso #Sanremo2017: a stretto giro, di caratteri, dall’hashtag in oggetto, compariva il nuovo logo della TIM, nella fattispecie di un quadratino rosso dal quale, per sottrazione cromatica, spiccava la nota T aziendale. 

Ovviamente, il pubblico della Rete non ha preso bene la cosa, ovvero il fatto che, usando l’hashtag per rendere rintracciabili i commenti rilasciati a manifestazione in corso, il tutto si sarebbe tradotto in una girandola pubblicitaria a favore del provider telefonico. Alcuni commenti, infatti, lamentavano del primo hashtag con lo sponsor, e invitavano a protestare, qualora anche agli altri fosse risultata fastidiosa la cosa.

E qualcuno, a protestare, ci ha pensato. Persino a Montecitorio, dove il deputato PD Ernesto Carbone, auspicandosi che il tutto si traduca in un boomerang per TIM, ha invitato a usare un hashtag alternativo, del tipo “#sanremo17”. In linea di massima, tuttavia, è prevalsa l’amara constatazione che quanto accaduto sia il frutto dei tempi: ormai, spiega il flemmatico Emanuele Fiano, sempre PD, gli altri media hanno ben poco peso, e il futuro è all’insegna dello strapotere dei social: sicché, è il caso di abituarsi al fatto che le aziende, in particolar modo quelle che fanno comunicazione, alla stregua di TIM e RAI, possano adeguarsi a questo trend. E mercificare gli hashtag. 

Con Twitter che, dal canto suo, spera si tratti di un ulteriore, pratico, canale per migliorare i suoi conti, e tranquillizzare i suoi investitori, sempre più agitati. 

Continua a leggere su Fidelity News