400 capezzoli luminosi contro la censura contraddittoria di Facebook

Continuano le proteste contro le policy di Facebook, che censurano in modo contraddittorio alcuni elementi ritenuti disturbanti. Ecco l'iniziativa di un collettivo, che ha rimostrato - davanti alla sede madrilena di Facebook - con 400 capezzoli luminosi!

400 capezzoli luminosi contro la censura contraddittoria di Facebook

Non poche persone hanno avuto, nel corso degli anni, qualcosa da ridire contro le policy di Facebook. Chi per l’uso spregiudicato che il social fa delle informazioni personali, chi – invece – per la censura che viene fatta verso alcuni contenuti, in realtà innocui, ma ritenuti – da Zuckerberg e staff – disturbanti. Questa volta è toccato al collettivo spagnolo “Luzinterruptus” protestare, con…400 capezzoli luminosi.

Come anticipato, non è la prima volta che si manifesta contro alcune prese di posizione facebookiane di difficile comprensione. Qualche tempo fa, l’affascinante artista Esmay Wagemans – una body architect con base ad Amsterdam – ha inteso protestare contro Instagram (sempre del gruppo Facebook) perché rimuoveva, seduta stante, le immagini di nudo femminile, ritenendo il corpo delle donne una sorta di “oggetto sessuale”.

Nacque, su questi presupposti, il progetto “Second Skin”, che permetteva alle donne di mostrare le loro forme, grazie a dei busti sottilissimi, aggirando – il tal modo – la censura del network. L’esperimento, poi, è proseguito – spiega l’artista – per vedere sino a che punto potesse spingersi, e da quale punto in poi iniziasse ad agire la scure della censura. 

Sempre con la stessa finalità, ma non con un esperimento concettuale di body art, bensì con un allestimento più “tradizionale”, anche il collettivo spagnolo Luzinterruptus, composto da artisti anonimi, ha inteso rimostrare contro la policy di Facebook che, nello specifico, impedisce di mostrare il seno, in quanto “contenuto disturbante”. In questo caso, la dimostrazione si è sostanziato in un allestimento, che ha richiesto 5 ore di lavoro, davanti alla sede madrilena di Facebook: quivi, sono stati disposti, su un marciapiede attorno ad un parco, ben 400 lampadine molto, molto, particolari, visto rappresentavano dei capezzoli, di plastica trasparente, illuminati da mini LED fluorescenti

Il risultato è stato che, per almeno un’ora, dalle vetrate della sede di Facebook, i dipendenti di quest’ultima hanno potuto vedere queste sentinelle, inquietanti, ma allo stesso tempo del tutto normali, in quanto ritraenti una semplice parte del corpo umano, della libertà d’espressione. A fine manifestazione, il tutto è stato smantellato e riposto, pronto per essere messo a disposizione per altre manifestazioni in tema #freethenipples.

Intervistati dal portale “The Creators Project”, vera e propria vetrina avanguardista, gli artisti in questione hanno spiegato di aver iniziato il progetto in questione quando molti di loro, causa la censura di Facebook, avevano subito la chiusura del profilo. Poi, la valenza dell’allestimento è cresciuta, ed ha compreso altri elementi collegati, come – ad esempio – il fatto che Facebook sia incoerente, dato che ritiene disturbanti i seni, ma non ugualmente episodi di misoginia, razzismo, e violenza (ne avevamo già parlato) che, sovente segnalati, rimangono ostinatamente a disposizione di tutti, sulle rispettive pagine. 

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