Le Iene Show: intervista a Bebe Vio

Sabina Nobile intervista l’atleta paralimpica Bebe Vio sull’ironia sulle persone disabili. La lezione di vita della giovane diciannovenne campionessa, senza braccia e gambe dall'età di 11 anni

Le Iene Show: intervista a Bebe Vio

“Si può ridere della disabilità?”. Con questa domanda Sabina Nobile, inviata della trasmissione televisiva Le Iene Show, ha voluto incontrare Beatrice Vio, meglio conosciuta come Bebe Vio, vincitrice della medaglia d’oro nel fioretto ai recenti giochi paralimpici di Rio de Janeiro.

Lo spunto di questa intervista è partito da una immagine che la stessa atleta, amputata dall’età di 11 anni di braccia e gambe per una meningite fulminante, ha postato sul suo profilo ufficiale Facebook in occasione di un selfie con Massimiliano Rosolino e David Ciaralli. La ragazza ha staccato la sua protesi del braccio e lo ha fatto utilizzare come bastone per scattare la foto. Il selfie è stato poi pubblicato con un post ironico di Bebe:“Mamma mi ha sempre detto che sarei potuta diventare qualsiasi cosa nella vita… quindi ho deciso di essere un selfie stick”.

La foto in pochi giorni è diventata virale sulla rete con un plebiscito di consensi al gesto della ragazza, che ha saputo scherzare sul proprio handicap. Bebe, reduce da un selfie anche con il presidente Barack Obama in occasione dell’invito presso la Casa Bianca, con molta naturalezza ha spiegato di aver “prestato” il braccio per il selfie perché “non ci arrivavano”.

La ragazza nel servizio mostra all’inviata de Le Iene come si utilizza la protesi, un meccanismo simile ai movimenti delle persone normodotate o come da lei definite “con tutti i pezzi”. Il fatto di essersi staccata la protesi non è poi tanto inusuale o strano per Bebe, che racconta che anche a scuola a volte passava il suo arto ai compagni per allietare le giornate noiose.

Per l’atleta scherzare sul proprio modo di essere non è un tabù, perché lei si sente bene così com’è e l’ironia è qualcosa che aiuta a vivere meglio. Per lei i disabili non dovrebbero essere trattati con i guanti ma come le persone normali, dando la classica “pacca sulle spalle”.

Il servizio si chiude con un pensiero di Bebe sul suicidio. In occasione di medicazioni, che il padre della ragazza le faceva in casa senza la possibilità di utilizzare anestetici, sentendo tanto dolore ha minacciato il suicidio buttandosi dal suo letto a baldacchino. Il padre con molta tranquillità le disse:“Se ti butti dal letto ti fai solo ancora più male, ma non muori. Se vuoi suicidarti c’è la finestra, ti accompagno io”. Di fronte alla ragazza basita da queste parole, il papà concluse“ma stai zitta che la vita è una figata” e da allora il pensiero di Bebe è eloquente: “La vita è tanto bella perché suicidarsi?”.

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