Le Iene: da Pavia e Mantova arriva la cura mirata per il coronavirus

In attesa che venga scoperto un vaccino per sconfiggere il Covid-19, al Policlinico San Matteo di Pavia e all’Ospedale Carlo Poma di Mantova, si sperimenta una cura con il plasma iperimmune.

Le Iene: da Pavia e Mantova arriva la cura mirata per il coronavirus

Siamo appena entrati nella Fase 2, quella di convivenza con il virus, è diventa fondamentale trovare al più presto un vaccino per sconfiggere il Covid-19. Il lavoro dei ricercatori potrebbe richiedere molto tempo, prima di trovare quello più efficace, e pertanto risulta fondamentale anche definire un’alternativa terapeutica.

In queste settimane presso il Policlinico San Matteo di Pavia e presso l’Ospedale Carlo Poma di Mantova, si sta sperimentando, con buoni risultati, la cura con il plasma iperimmune, ovvero la parte liquida del sangue di pazienti guariti dal Covid-19, che risulta ricco di anticorpi specifici contro il coronavirus.

Gli inviati de Le Iene, Alessandro Politi e Marco Fubini, hanno intervistato sia il dott. Cesare Perotti, direttore del servizio immunologia del Policlinico San Matteo, e il dott. Giuseppe De Donno, direttore della terapia intensiva respiratoria dell’Ospedale Carlo Poma, impegnati in prima linea nella sperimentazione, che alcuni pazienti sottoposti alla cura con il plasma iperimmune.

È noto ormai che il Covid-19 attacca i polmoni impedendone l’ossigenazione ma, con una infusione di questo plasma, sembra che i polmoni riprendano in breve tempo la loro funzionalità. In pratica gli anticorpi, presenti nel sangue, uccidono il virus. Per il dott. Perotti si tratta attualmente dell’unica terapia mirata contro il coronavirus, poiché in altri casi si è proceduto alla cura dei pazienti utilizzando terapie nate per altre malattie. Una cura che, già cento anni fa, fu utilizzata per curare l’influenza spagnola.

Il momento ideale per la somministrazione di questa cura, secondo il dott. Perotti, è il passaggio dallo stato febbrile alle prime richiede di ossigenazione da parte del paziente, evitandogli così di finire in rianimazione.

Il plasma iperimmune, spiega il dott. De Donno, non può essere preparato in laboratorio, ma viene prodotto da esseri umani, guariti dal coronavirus e che decidono di donare, come ha fatto la Iena Alessandro Politi, negativizzatosi dopo 48 giorni. Un recente studio scientifico effettuato su 285 persone ha riscontrato che tutti i malati hanno sviluppato anticorpi entro 19 giorni. In pratica tutti i guariti hanno una immunità, ma non è ancora chiaro per quanto tempo.

Prima della donazione, viene comunque effettuata una valutazione sulla presenza di anticorpi. In pratica viene prelevato un campione di plasma e messo a contatto con cellule contaminate da Covid-19 e si valuta la sua efficacia in relazione alle cellule malate che distrugge. Il dott. De Donno sottolinea l’importanza della donazione perché “Chi dona sa che potrebbe aiutare qualcuno che potrebbe morire” e attende ancora di essere contattato dal Ministro della Salute; Roberto Speranza per allargare la sperimentazione a tutto il territorio nazionale.

Durante il servizio de Le Iene, la parola è stata data anche a tre pazienti sottoposti alla terapia con il plasma iperimmune. Pamela, 27 anni, incinta di 7 mesi, un mese fa è stata contagiata dal Covid-19. Dopo tre giorni la febbre è salita quasi a 40 gradi, ma per via del suo stato interessante, non poteva prendere farmaci, né poteva essere intubata, per non danneggiare il feto. Con un polmone compromesso e frequenti episodi di tosse con emissione di sangue, alla donna è stata proposta una infusione di plasma iperimmune, che in un giorno l’ha negativizzata, mentre una seconda infusione le ha migliorato sia la febbre che la tosse.

Anche Giuseppe, un signore di mezza età, racconta di aver avuto benefici dopo un giorno dalla infusione di plasma iperimmune, dopo che antibiotici, antipiretici e antiinfiammatori non avevano migliorato le sue condizioni di salute. Ancora più grave il quadro clinico di ingresso di Francesco, giovane medico seminarista, ancora ricoverato presso l’ospedale di Mantova, a cui, grazie all’autorizzazione del Comitato etico, è stata praticata una infusione di plasma iperimmune, con notevoli miglioramenti che continuano giorno dopo giorno.

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