Una proteina sintetica potrebbe salvarci dalla malaria. Ecco i risultati di uno studio

Una recente ricerca immunologica australiana dà finalmente speranze relativamente alla possibilità di guarire dalla malaria, assumendo la proteina PD-L2 nella sua versione sintetica

Una proteina sintetica potrebbe salvarci dalla malaria. Ecco i risultati di uno studio

Un incubo millenario potrebbe forse giungere presto ad una fine. Infatti da Sidney (Australia) un team di ricercatori immunologi del prestigioso Queensland Institute of Medical Research, coordinati dalla dott.ssa Michelle Wykes, sembra aver fatto, a pochi giorni dal Mosquito Day (20 agosto), una scoperta destinata a cambiare le sorti di una delle malattie più temute, vale a dire la malaria.

Essa si trasmette tramite le zanzare Anopheles e i sintomi più comuni, che appaiono generalmente dopo una o due settimane, sono febbre elevata, vomito, diarrea, sudorazione. È così tanto temuta, tanto da essere spesso oggetto di discussione tra gli esperti, perché ogni anno causa nel mondo, soprattutto nelle zone calde e tropicali, la morte di circa 400 mila persone, perlopiù bambini.

Questo gruppo di ricercatori australiani ha scoperto che la malaria porta ad una riduzione drastica dei livelli della PD-L2, una proteina collocata sulla superficie delle cellule immunitarie umane e la cui funzione è far sì che il sistema immunitario attacchi le infezioni.

Proprio alla luce di questa importante evidenza, i ricercatori hanno pensato di creare in laboratorio una versione sintetica della PD-L2, resistente ai protozoi Plasmodium responsabili del contagio.

Per arrivare a questa conclusione sono stati condotti degli esperimenti su topi di laboratorio infettati, ai quali sono state somministrate tre dosi della PD-L2 sintetica. Il risultato prodotto, valutato dopo qualche mese e pubblicato qualche giorno fa dalla rivista Immunology, è stato sorprendente: non solo la proteina ha eliminato l’infezione ma ha permesso anche la “costruzione” di uno scudo protettivo, una sorta di immunizzazione, dal momento che i topi reinfettati non hanno contratto più l’infezione, nonostante non fossero stati somministrati loro dosi aggiuntive della proteina sintetica, e non hanno presentato alcuna presenza di parassiti nel sangue.

Per parlare di successo non resta dunque che aspettare gli sviluppi futuri, o, per meglio dire, non resta che testare l’efficacia della proteina sintetica anche sull’uomo.

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