L’albero di melo per curare il diabete: arriva farmaco che agisce sui reni

La corteccia del melo contiene una sostanza che blocca il riassorbimento del glucosio da parte dei reni. Il nuovo farmaco è una valida alternativa al posto delle classiche terapie, e agisce direttamente sui reni

L’albero di melo per curare il diabete: arriva farmaco che agisce sui reni

Tenere sotto controllo il diabete è semplice con alcune strategie innovative che infondono benessere e salvaguardano dalla malattia. Infatti, grazie ad un estratto ricavato dalla corteccia dell’albero di melo finalmente giunge anche in Italia il primo farmaco che agisce con un’azione diversa dai soliti medicinali per la diabete.

Il diabete di tipo 2, chiamato anche anche insulino-resistente, è quello più frequente ed è causato spesso da uno stile anomalo di vita e da una alimentazione non appropriata. Solo in Italia oggi ne soffrono ben 4 milioni di persone, mentre in tutto il mondo si parla di oltre 380 milioni di individui.

Ecco il commento del professor Andrea Giaccari, diabetologo presso il Policlinico Gemelli di Roma:”Derivando molto spesso da abitudini non equilibrate la correzione dello stile di vita è il primo presidio terapeutico per questa forma di diabete. Nel caso ciò non fosse sufficiente a tenere sotto controllo la glicemia – ed in molte persone accade anche se lo stile di vita è perfetto – occorre intervenire con i farmaci“.

Il farmaco principale rimane la metformina, l’unico che realmente riduce il rischio di ipoglicemie e ha minore impatto sul peso corporeo. L’introduzione nel nostro paese del nuovo farmaco induce un trattamento migliore per ogni caso, che il diabetologo dovrà considerare individualmente. Infatti, la terapia per curare il diabete 2 è personalizzata e rappresenta a volte una difficoltà per il medico che deve comprendere a fondo il quadro clinico del paziente. 

Diversamente dagli altri farmaci il nuovo prodotto estratto a partire dal melo agisce direttamente sui reni. Il nome del composto è Dapagliflozin, ed è originato dalla florizina, sostanza contenuta nella corteccia e che, se assunta in forti dosi, provoca l’immissione del glucosio nelle urine.

La molecola ha la funzione di bloccare una proteina in grado di riassorbire il glucosio. Giccari conclude la sua osservazione e aggiunge:” La nuova classe terapeutica degli inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio di tipo 2 permette di perdere il glucosio con le urine non solo per glicemie molto alte ma anche in presenza di glicemie di poco elevate, senza indurre ipoglicemia. La nuova molecola è l’unica che agisce senza interferire con altri meccanismi di controllo della glicemia, in particolare con l’insulina, e ciò costituisce un grande vantaggio terapeutico nel diabete di tipo 2″. 

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