Ghiaccio contaminato nei drink e nei cocktail

Da una ricerca dell'Istituto Nazionale Ghiaccio Alimentare è emerso che spesso i cubetti di ghiaccio utilizzati per preparare drink e cocktail sono contaminati, cioè presentano batteri e muffe.

Ghiaccio contaminato nei drink e nei cocktail

Quando si ordina al bar o al pub drink e cocktail spesso siamo all’oscuro delle muffe e dei batteri contenuti nei cubetti di ghiaccio, i quali sono molto più numerosi di quel che si possa pensare.

Questa è la conclusione a cui si è giunti in seguito ad una ricerca condotta a Palermo dall’Istituto Nazionale Ghiaccio Alimentare (INGA), il quale ha esaminato le tre aree produttive principali del ghiaccio, vale a dire l’industria, i Bar/Pub e i congelatori di casa, selezionando a random 5 campioni di ghiaccio per ognuna di queste realtà produttive. Si è proceduto poi con la liquefazione del ghiaccio prelevato per effettuare le analisi; dalle analisi è emerso che in un campione su 5 di ghiaccio sono presenti livelli consistenti di pseudomonas, mentre in tutti e 15 i campioni analizzati sono stati registrati contaminanti tipici delle tubature e muffe.

Sembra dunque confermata la tesi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) secondo cui il ghiaccio sarebbe uno degli alimenti a più alto rischio di contaminazione biologica. I fattori che potrebbero causare, durante la sua produzione, la contaminazione del ghiaccio e, di conseguenza, delle bevande e degli alimenti, possono essere i seguenti: acqua utilizzata contaminata, superfici non sufficientemente pulite e/o igienizzate, utilizzo di altri strumenti non igienizzati…

Tuttavia si tratta di dati non particolarmente allarmanti, almeno per le persone che godono di buona salute. I rischi maggiori sono per anziani e bambini e soprattutto per coloro che soffrono di disturbi gastro-intestinali, i quali possono presentare, in seguito all’ingerimento di ghiaccio contaminato, episodi di nausea, diarrea e febbre.

Il professor Luca Settanni del Dipartimento Scienze Agrarie e Forestali ha spiegato: “Questi risultati sono preliminari e rappresentano solo la prima parte della ricerca. Stiamo infatti procedendo anche all’analisi microbiologica dopo contatto con le bevande (zuccherine, o addizionate di CO2, o alcoliche, distinguendo tra diversi tipi di alcolici). Tutti i dati saranno disponibili per Novembre, quando saranno presentati a Barcellona al FoodFactor”.

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