Dormiremo sempre di meno. In uova hi-tech, come Mork.

Studi recenti dimostrano che l'uomo dorma, in media, un terzo della propria vita: attualmente, riposiamo 6-7 ore per notte ma la tendenza è a dormire di meno. Con l'ausilio della tecnologia, riposeremo solo una manciata di ore per notte in "uova del riposo"?

Dormiremo sempre di meno. In uova hi-tech, come Mork.

Una delle attività umane che meno cambiamenti ha subito nel corso degli anni è quella del riposo notturno. Eppure, secondo il parere di diversi esperti, l’evoluzione ci sta portando verso il dormire sempre meno e, un domani, potrebbe esser necessario dormire poche ore a notte, in apposite capsule del riposo

Gli studi attuali rivelano come l’uomo trascorra almeno 1/3 della propria vita a dormire, per riposarsi. Se vi sembra molto, tenete presente che, tra i primati, l’uomo è quello che dorme di meno: i lemuri, divenuti famosi col film animato Madagascar, dormono 14/17 ore al giorno e gli scimpanzé poco meno (11.5 ore quotidiane). L’uomo, invece, dorme dalle 6 alle 7 ore al giorno e questo in virtù del fatto che si è evoluto nella sua capacità di riposare in modo più efficiente: i primati, dormendo sugli alberi, impiegano più tempo nell’arrivare alla fase di sonno profondo mentre gli umani, che da secoli sono scesi dagli alberi per riposare prima accanto al fuoco e poi al caldo dei propri letti, hanno un’accresciuta percezione di sicurezza e questo consente loro di attraversare meno fasi di sonno leggere. 

Eppure, nonostante si dormano solo 6-7 ore per giorno, l’uomo cerca di dormire ancora di meno (es.  con abuso di caffeina o di stimolanti neurotropi) e di ingannare la propria fisiologia naturale, onde poter fare sempre più cose: a tal proposito, Raj Dasgupta – studioso del sonno presso l’Institute for Ethics and Emerging Technologies – spiega che l’uomo sta prendendo una brutta piega: già oggi dormiamo un’ora in meno di quanto si faceva in media negli anni ’70 e, tra altri 40 anni, nel 2055, si dormirà per sole cinque ore a notte. Non propriamente un bene, secondo Dasgupta, perché “la giusta quantità di sonno migliora l’umore e lo stile di vita in generale”

Peggio ancora. L’uomo potrebbe decidere di accelerare quella che ora è solo una tendenza. Magari ricorrendo all’uso della tecnologia: gli esempi, in questo caso, non mancano nemmeno ora.

La Nyx Devices ha messo a punto un pigiama infarcito di circuiteria, in grado di rilevare le fasi del sonno (sia quelle leggere, sia quelle profonde): presto, il prototipo in questione monitorerà anche la respirazione, la pressione, il battito cardiaco e la conduttanza epidermica. A questo si aggiungono gli smartwatch che rilevano la qualità e l’intensità del sonno, registrando il respiro ed i movimenti, e che fanno scattare la sveglia quando si è in una fase leggera del riposo: da questi alle sveglie che suoneranno quando, secondo l’attività elettrica del cervello, si è concluso un ciclo di sonno profondo, il passo è molto breve.

E che dire del Tranquility Pod, una sorta di capsula del sonno – a forma di uovo e con materassi ad acqua adattivi – che promette di “adattare suoni, illuminazione e calore per trasportare (in modo più rapido – ndr) il corpo, la mente e lo spirito in uno stato di tranquillità”. A detta degli inventori, soli 20 minuti di pennichella in questi dispositivi assicurano un incremento del 30% delle proprie facoltà produttive.

Dunque, ora dormiamo il giusto nei nostri confortevoli letti, ma la tendenza a dormir di meno è in atto. Finirà davvero che, con indosso dei fitness tracker a forma di pigiama, riposeremo solo poche ore in uova tecnologiche per poi fiondarci subito al lavoro come dei perfetti automi?

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