Alzheimer: una ricerca in Italia ne svela il meccanismo scatenante

Una ricerca condotta presso l'istituto Ebri di Roma ha portato alla scoperta del meccanismo dell'Alzheimer. Gia si sperimentano le terapie terapeutiche.

Alzheimer: una ricerca in Italia ne svela il meccanismo scatenante

Sul Nature Communication, il giornale multidisciplinare che pubblica le ricerche di alta qualità in tutte le aree della scienza naturale, è stato pubblicato un risultato scientifico che scatena il manifestarsi del meccanismo dell’Alzheimer. Questa ricerca si deve a uno studio condotto proprio in Italia, a Roma, presso l’Istituto Europeo per la Ricerca sulle funzionalità del Cervello (Ebri) fondato da Rita Levi Montalcini, importante neurologa e senatrice italiana.

Il coordinatore della ricerca è il neurobiologo Antonino Cattaneo della Scuola Normale di Pisa che con Giovanni Meli dell’Ebri di Roma e Roberta Ghedini del Fatebenefratelli di Brescia,  sono giunti a questa innovativa scoperta attraverso la ricerca di una cellula di criceto. E’ stato individuato  il sito dove si formano le molecole tossiche che portano al manifestarsi dell’Alzheimer, che è causato dalla proteina APP ( il peptide betaamiloide); queste molecole, che sono formate da frammenti di DNA (oligomeri), formano le proteina APP che è  principale responsabile della formazione delle placche amiloidi (o senili) tipiche dell’Alzheimer.

Questa ricerca porta ulteriore chiarezza sulla formazione intracellulare degli oligomeri A-beta: già si sapeva l’esistenza di questi oligomeri A, ma non si sapeva bene in quale zona del cervello si formassero; lo studio sulla cellula ha rilevato che bisogna contrastare la tossicità del peptide e impedire il passaggio dell’oligomero alle cellule celebrali,  attaccando le molecole tossiche iniziali attraverso una terapia selettiva. Se si riesce a colpire la placca di molecole tossiche sul nascere è un altro bel traguardo.

“Lo studio -come riportato dal coordinatore della ricerca-  ha la doppia valenza di aver stabilito gli oligomeri intracellulari di beta-amiloide come target nel trattamento dell’Alzheimer e consente di prospettare una strategia sperimentale dal forte potenziale terapeutico”.

A quanto pare questi preziosi studi, frutto di più collaborazioni tra gli Istituti di Ricerca Italiani, hanno portato alla luce l’intero percorso che manifesta la malattia  senile dell’Alzheimer, fino ad anni fa conosciuto solo in parte e grazie ai nuovi strumenti di ricerca, ora si è potuto concludere e comprendere appieno.

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