Slitta a martedì lo stop alla seconda rata dell’Imu

Rinviato il congelamento della seconda rata dell'Imu, per il quale resta il nodo dei terreni agricoli. Al via un piano di privatizzazioni da 10 miliardi

Slitta a martedì lo stop alla seconda rata dell’Imu

Il Consiglio dei ministri ha deciso di rimandare a martedì prossimo l’esame e il varo del decreto per cancellare la seconda rata dell’Imu sulla prima casa, che era all’ordine del giorno per oggi.

Il nodo ancora da sciogliere riguarda l’estensione della cancellazione della seconda rata dell’Imu anche ai terreni agricoli, che comporterebbe una copertura aggiuntiva di circa 400 milioni. Il premier Letta si dice fiducioso: “Il rinvio è solo formale, per una questione tecnica”, afferma il presidente del Consiglio nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri. “Come sempre abbiamo sostenuto la seconda rata dell’Imu non sarà pagata dalle famiglie e dai cittadini. Questo è il nostro impegno e sarà rispettato” ha concluso il premier.

Critico il commento di Forza Italia: “Evidentemente il governo e, in particolar modo il ministero dell’Economia e delle finanze non erano pronti. Peccato che di entrambi gli argomenti si stia discutendo da almeno 6 mesi”, ha affermato il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, a cui fa eco Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera: “Anche oggi il governo risulta impegnato in ciò che gli riesce meglio: rinviare, rinviare, rinviare”.

Capitolo dismissioni. Il premier Letta ha poi annunciato l’intenzione del governo di avviare un piano di “cessioni di quote di società pubbliche, finalizzato a dare una prima risposta al tema di avere nel 2014 non solo il deficit sotto controllo, ma che il debito pubblico inizi un percorso di discesa dopo 5 anni di salita”. Tali privatizzazioni, che riguarderebbero il 60% di Sace e Grandi stazioni oltre al 40% di Enav e Fincantieri, dovrebbero valere tra i 10 e i 12 miliardi.

Nel pacchetto di cessioni di quote dello Stato ci sarà anche un’operazione per la vendita di quote Eni senza che vada sotto la quota del 30% (la famosa soglia d’Opa) attraverso un’operazione di buyback. Questa cessione dovrebbe valere 2 miliardi.

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