Renzi: basta al capitalismo dei soliti noti. Serve aria nuova

Intervistato dal settimanale "Tempi", il premier Renzi parla di economia, scuola e di politica estera. Renzi sostiene che il paese ha bisogno di aria nuova e per farlo bisogna operare con riforme radicali

Renzi: basta al capitalismo dei soliti noti. Serve aria nuova

In un’intervista al settimanale “Tempi”, ancora una volta il premier Matteo Renzi sottolinea di voler operare riforme radicali, ma per farlo bisogna togliere “il Paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito. Questa è la rivoluzione culturale che serve all’Italia: spalancare le finestre e fare entrare aria nuova.

Perfettamente consapevole di voler andare avanti a viso scoperto, Renzi aggiunge anche di voler mantenere l’obiettivo del 3%, una condizione che accadrà anche se altri si allontanano e continua dicendo che l’Italia per il momento dà più soldi all’Europa di quelli che riceve. Anche sulla scuola Renzi fa sapere che il ministro Giannini e il suo team stanno preparando una riforma globale che darà un assetto migliore a tutto il sistema, valorizzando molti settori che per tanto tempo sono stati all’ombra. Il premier annuncia che tra dieci anni “l‘Italia sarà come l’avranno fatta le maestre, i maestri, gli insegnanti”.

Anche per quanto riguarda gli 80 euro in busta paga, per molti ritenuti inutili, Renzi aggiunge che sicuramente si può fare di più, ma il suo governo è stato il primo ad aver fatto un taglio strutturale delle tasse e ad aver ridistribuito parte della ricchezza, che comunque è confermata anche nei prossimi anni. Anzi, prosegue il premier, spera di poterla ampliare.

Per quanto riguarda lo “Sblocca Italia”, Renzi riconosce che è davvero un provvedimento ambizioso, che andrebbe a sbloccare 43 miliardi di risorse già disponibili per operare in efficienza energetica, reti digitali e effettuare finalmente le semplificazioni burocratiche. Il presidente del consiglio comunica che farà di tutto per portarlo avanti, ma non nasconde nel contempo la sua preoccupazione per la situazione della Libia e del Medio Oriente e afferma:”La questione è drammatica in molte zone non lontane da noi. Non si tratta di pensare a come ogni singolo Stato possa da solo mettere in campo iniziative. Quel tempo è finito. Queste sono sfide che o l’Europa è in grado di affrontare o l’Europa non è”.

E su questo ha ragione, perché la situazione attuale richiede un intervento dell’Europa che dimostri come sia capace a tenere sotto controllo qualsiasi controversia tra i popoli. Cosa che però finora non è avvenuta.

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