Matteo Renzi: perdere per poi vincere di nuovo

Dopo il Brexit, ecco il Rexit, la sconfitta clamorosa del dimissionario Matteo Renzi nel referendum costituzionale di domenica scorsa. Ma le dimissioni di Renzi saranno un vero addio, o solo un arrivederci?

Matteo Renzi: perdere per poi vincere di nuovo

Alcuni lo hanno soprannominato il Rexit, per le analogie del referendum costituzionale con la consultazione popolare sul Brexit, svoltasi in Inghilterra lo scorso mese di giugno. In entrambi i contesti, la maggioranza della popolazione ha colto l’occasione per manifestare la sua profonda insoddisfazione e sfiducia nei confronti del governo che, nel caso di Matteo Renzi, è durato solo 1.017 giorni.

“Il tramonto del renzismo”, lo ha definito Antonio Ingroia, presidente di Azioni Civile. La sconfitta del dimissionario Matteo Renzi è stata clamorosa: circa il 40% dei “sì” contro il travolgente 60% dei “no”. Ma, ora, sono in molti a chiedersi se le dimissioni del premier siano veramente un addio o, piuttosto, solo un arrivederci.

Il quotidiano El Mundo propende per la seconda ipotesi, e sostiene che Renzi avrebbe trovato un altro modo di leggere il risultato elettorale, un modo che gli permetterebbe di trasformare la recente sconfitta in una vittoria. Vediamo come.

Dal momento che tutta l’opposizione e persino alcuni membri del suo stesso partito si sono uniti contro Renzi nella compagna per il “no”, e tenendo presente che il primo ministro ha trasformato questo referendum in un plebiscito sulla sua persona, il risultato del 40% dei voti può essere visto come la prova del fatto che Renzi può contare sul sostegno sicuro di almeno 4 cittadini su 10.

Alla luce di questa sua lettura, il primo ministro e segretario generale del PD preme – infatti – affinché quanto prima vengano convocate le elezioni, a febbraio, o marzo del prossimo anno, “convinto che, se si presentasse alle urne otterrebbe l’appoggio di questo 40%, e sarebbe rieletto primo ministro”.

Inoltre, Matteo Renzi potrebbe continuare a fare il primo ministro fino alla data delle eventuali elezioni anticipate che, in sostanza, non sarebbero altro che un ritorno al passato, “a ciò che Renzi aveva, prima che la sua arroganza e la sua eccessiva sicurezza lo portassero a indire un referendum al quale, talmente convinto di vincere, ha legato il suo futuro politico”.

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