Italia paese bloccato: ecco come getta via il denaro

Il deficit pubblico non è il nostro vero problema, e neppure la spesa pubblica. L'evidente paralisi, e inettitudine, di un Paese bloccato agli anni '90, che pare destinato a invecchiare senza scampo.

Italia paese bloccato: ecco come getta via il denaro

Il volume della spesa pubblica in Italia è divenuto un cancro per l’irrazionalità con cui i soldi vengono gestiti: la manovra finanziaria varata dal Parlamento risponde ad un ulteriore richiesta della Commissione Europea per ridurre il deficit pubblico dello 0,2% del PIL. Il deficit pubblico – il nostro era al 2,4% prima della correzione, il limite posto dal patto di stabilità è al 3, e la Francia è al 3,4  –  non è paragonabile agli interessi che paghiamo su un debito di 2270 miliardi di euro: in più, vi è un PIL che non cresce abbastanza.

Gli interessi sono il 4% del PIL, che aumenta dell’1,7%: facciamo debiti per pagare interessi, un fallimento completo. Dovremo ricominciare a crescere, come da anni si auspica inutilmente, cambiare profondamente la composizione della spesa pubblica, smussando le gestioni meno produttive o delinquenziali. L’Europa e l’Italia discutono sui valori assoluti che paiono marginali rispetto alla sostanza. Un esempio fulgido è quanto spendiamo in educazione (dall’asilo alle università passando per la ricerca): solo 65 miliardi.

Spendiamo più di 3 volte in ordine pubblico che in cultura e turismo, cinque volte in più per gli stipendi pubblici che in investimenti: l’inefficienza che produce la sovrapposizione tra carabinieri e poliziotti e gli sprechi annessi sono evidenti. Nel frattempo, ci ritroviamo con 250,000 addetti alla sicurezza privi di tecnologie all’avanguardia: nonostante il nostro immenso patrimonio, spediamo meno della Germania per i beni culturali, che potrebbero risollevare e far ripartire il paese.

Nella sanità pubblica, ogni 10 euro spesi se ne potrebbero risparmiare 2, per un totale di 22 miliardi e mezzo su una spesa annua di circa 112,5 miliardi: un taglio delle prestazioni inutili, l’estensione dei costi standard negli acquisti, una organizzazione efficiente della prevenzione potrebbero contribuire ad un ulteriore risparmio.

Un esempio illuminante sono la gestione dei fondi europei: sei delle otto indagini concluse dall’Ufficio europeo antifrode (Olaf) sull’utilizzo dei fondi europei in Italia, nel 2016, hanno portato alla restituzione delle risorse: l’Italia con 6 casi chiusi con raccomandazioni è al quarto posto, dopo Romania, Ungheria, e Polonia.

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