Ingroia: "Berlusconi dovrebbe essere arrestato per concorso in strage"

Antonio Ingroia, l'ex pm, ha parlato delle intercettazioni del capomafia di Brancaccio, Graviano, e dei rapporti che intercorsero con Silvio Berlusconi ai tempi delle stragi di mafia, dicendo che la sottovalutazione di tali conversazioni non è accettabile.

Ingroia: "Berlusconi dovrebbe essere arrestato per concorso in strage"

L’avvocato, ex pm, Antonio Ingroia, ritiene che il ruolo di Berlusconi nella stagione del ricatto allo Stato sia stata fondamentale: le parole intercettate, pronunciate da Graviano, fanno emergere con chiarezza che il capomafia di Brancaccio, tra il ’91 e il ’94, ebbe rapporti con Berlusconi, e che – dietro alle stragi di mafia di quegli anni – ci furono mandanti politici.

Le conversazioni captate dalle microspie della Dia sono materia in fase di approfondimento per le procure di Caltanissetta e Firenze che indagano sulle stragi ’92-’93, e potrebbero condurre ad ulteriori approfondimenti su Silvio Berlusconi per concorso in strage. Nella prima fase dell’indagine sulla “trattativa Stato-mafia”, il pool aveva ipotizzato che Berlusconi fosse solo il destinatario finale del ricatto allo Stato, ma gli elementi sopraggiunti potrebbero mutare il quadro.

Ingroia dice che Graviano parla di una cortesia che Berlusconi gli avrebbe chiesto poco prima di scendere in campo, nel 1994: il Cavaliere non è stato solo una vittima del ricatto allo Stato ma, al momento della sua nomina come presidente del Consiglio, potrebbe essere stato complice delle stragi che furono strumento della Trattativa, e partecipe della stessa. Gianfranco Micciché ha definito le esternazioni di Graviano “minchiate”, e si è rammaricato del fatto che alcuni pm attribuiscano credibilità ad un mafioso pluriergastolano.

L’ex pm pensa che esternazioni così chiare ed eloquenti non possono essere tacciate in tale modo: il capomafia di Brancaccio, che non si è mai pentito ed è considerato un irriducibile, fa riferimento ad incontri, pranzi, cene, accordi, ed a un tradimento. “Nessuno, meglio di lui, poteva confermare, e potrebbe farlo in modo più completo se decidesse di rispondere alle domande dei pm, (su) tutta la ricostruzione dell’indagine (relativa alla) trattativa Stato-mafia ipotizzata dalla procura di Palermo”, dice Ingroia.

Continua dicendo che Graviano appare combattuto tra la rabbia maturata in 24 anni di reclusione e la speranza che prima o poi qualcosa possa accadere: i segnali che lancia da anni ad altri boss in carcere, Riina compreso, sono inequivoci. “L’esercito dei boss mafiosi al 41 bis è impaziente. La cambiale è scaduta e vogliono portare all’incasso il loro silenzio prima che sia troppo tardi” sentenzia Ingroia.

Lo stesso Graviano dice che il processo sulla Trattativa “è in corso e non ne parla nessuno“. Ingroia afferma che, per questo, lui e Nino Di Matteo sono stati attaccati e ferocemente osteggiati. Prosegue enunciando che le intercettazioni di Graviano non provocheranno ripercussioni politiche: in un Paese normale le Procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta, avrebbero iniziato a indagare in sinergia su Berlusconi, e la politica lo avrebbe messo al bando e si sarebbe aperta una commissione d’inchiesta (del resto, per molto meno, Donald Trump sta rischiando l’impeachment).

Qui il segretario del Pd Matteo Renzi, un altro ex premier, considera il suo predecessore Silvio Berlusconi un ‘padre della Patria’, tanto da voler stringere accordi con lui. Questa è l’Italia di oggi“, ha concluso amaramente.

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