Imu, no alla prima rata per le case di lusso

Le commissioni di governo hanno bocciato 322 dei 454 emendamenti presentati oggi, tra cui quello che proponeva il pagamento dell’Imu per gli immobili di lusso

Imu, no alla prima rata per le case di lusso

A pochi giorni dal voto di fiducia ricevuto dal governo Letta, la questione Imu ritorna al centro dei lavori parlamentari e si riaccende lo scontro Pd-Pdl.

Le commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno esaminato i 454 emendamenti “migliorativi” presentati al decreto legge Imu-cig-esodati, bocciandone 322.

E, in particolare, le commissioni hanno considerato inammissibile “per estraneità di materia” l’emendamento al decreto Imu presentato dal Pd e firmato Mario Marchi, che prevedeva il pagamento della prima rata dell’Imu per le abitazioni con rendita catastale superiore ai 750 euro, al fine di destinare parte delle risorse al ritorno dell’aliquota Iva dal 22 al 21 per cento per il periodo compreso fra il primo novembre e il 31 dicembre 2013.

I presidenti delle Commissioni, Francesco Boccia (Pd)e Daniele Capezzone (Pdl), hanno bocciato anche un altro emendamento dei democratici che puntava alla deducibilità dell’imposta al 50% dai redditi d’impresa e dei professionisti. La misura sarebbe stata coperta tassando al 50% i redditi relativi a terreni e immobili non affittati, proposta anch’essa bocciata. E con le risorse residue i deputati democratici proponevano di introdurre un meccanismo di detrazioni, graduato a seconda del reddito, a favore degli inquilini.

Intanto il governo lavora alla nuova legge di Stabilità, con l’obiettivo di tagliare il cuneo fiscale portando un beneficio concreto non solo alle imprese, ma anche ai dipendenti. “Nel 2014 i lavoratori italiani avranno un beneficio in busta paga. Ne discuteremo con le parti sociali e ci saranno vantaggi anche per le imprese”, ha affermato ieri il premier Enrico Letta in un’intervista a Sky. “La legge di stabilità – ha ribadito – avrà come cuore la riduzione del cuneo fiscale”.

Il governo incontrerà domani i sindacati e nei prossimi giorni gli imprenditori, per verificare le linee di questo intervento sulla fiscalità sul lavoro, che potrebbe valere 4-5 miliardi.

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