Quando sei ribelle dentro, non può che finire in questo modo (1 / 2)

Quando sei ribelle dentro, non può che finire in questo modo

La ribellione è un attitudine, c’è poco da fare: se non ce l’hai nel sangue, è difficile riuscire a farne un modo di vivere. Certo sotto il punto di vista della sopravvivenza sociale è bene così, poiché se fossimo tutti ribelli scoppierebbe il caos; d’altro canto è pur vero che solamente grazie a chi ha saputo ergersi contro i poteri forti e dire “No”, le civiltà sono riuscite ad evolvere ed a cambiare, coronando la chimera dei diritti civili. Questo ragazzo ad esempio ha avuto un bel coraggio a farsi immortalare in questo scatto negli anni ’50: in quel periodo la vita degli afroamericani negli Stati Uniti era ancora costellata da brutali episodi di razzismo, tant’è che cartelli del genere non erano affatto rari.

Qui ci troviamo a Dublino, presso la biblioteca del Trinity College, dove – per ragioni d’etichetta e di prudenza – è vietato consumare bevande, cibi, fumare e parlare al telefono. Pasteggiando sui libri si corre infatti il rischio di rovinarli, e certi tomi costano davvero molto cari. Per quel che riguarda invece il fumo ed il parlare al telefono, il motivo è piuttosto chiaro: recarsi in un luogo di studio per infastidire chi sta cercando di concentrarsi è una pessima idea. E questo ragazzo ha ovviamente deciso, da bravo ribelle, di fare l’en plein.

Signore e signori io m’inchino, non so voi: abbiamo un colpo di genio qui di fronte agli occhi! Certo come descrizione è piuttosto scarna, ma proprio la sua estrema sintesi – concettuale ancor più che semantica – è davvero uno spettacolo. Descriviti in tre parole? Io sono un ribelle quindi ne uso quattro. Tiè.