L’aconito napello è il fiore più velenoso della flora italiana

Articolo naturalistico che presenta e descrive quello che - ad oggi - è classificato come il fiore, o la pianta erbacea, più velenoso della flora nazionale italiana.

L’aconito napello è il fiore più velenoso della flora italiana

Chi saprebbe dire qual è il fiore più velenoso della nostra flora? Stiamo parlando delll’aconito napello, un bellissimo fiore costituito da un’infiorescenza a racemo, di un bel colore blu intenso o violaceo.

La pianta si presenta come un’erbacea alta anche fino a 150 cm, con una bella infiorescenza a grappolo, ricca e di colore intenso. I fiori singolarmente presentano forma ad elmo, il frutto è costituito da tre follicoli lunghi 2 cm ed i semi in esso contenuti sono lucidi e neri con forma tetraedrica. Le foglie sono numerose e palmate, mentre le radici sono tuberizzate.

L’aconitum è la specie più tossica presente nella flora italiana, cresce spontanea sia nei boschi che su pascoli di alta montagna e fiorisce in estate.

Tutte le parti della pianta sono altamente tossiche, ma le radici hanno un’attività circa 10 volte superiore a quella delle foglie. La pianta è così velenosa poiché contiene una tossina: l’aconitina (un alcaloide diterpenoidico, la seconda sostanza più velenosa del regno vegetale dopo la nepaina).

Questa pianta è talmente velenosa che risulta pericolosa anche solo da tenere in mano! A contatto con l’epidermide, infatti, il veleno può essere assorbito tramite la pelle provocando irritazioni ed intossicazioni.

Se ingerita, invece, il veleno della pianta agirà sul sistema cardiaco e sul sistema nervoso centrale. I sintomi da avvelenamento sono: abbondante secrezione salivare, sudorazione, affannamento, irregolarità del battito cardiaco, disturbi alla vista e all’udito, paralisi cardiaca e respiratoria. Gli antidoti da somministrare con urgenza in caso di avvelenamento da aconitina sono l’atropina e la strofantina.

Il bestiame per natura tende ad evitare di cibarsi di questa pianta anche se sono noti casi di avvelenamento da foraggio contaminato. Una particolarità invece riguarda le api che ne estraggono il nettare e, tramutandolo in miele, producono per l’appunto miele tossico.

Nonostante ciò, la pianta, se utilizzata correttamente, ha numerosi effetti terapeutici, risultando sedativa, antireumatica, diaforetica, analgesica, antipiretica e diuretica; per questi motivi viene molto utilizzata nella farmaceutica moderna. Inoltre l’aconito napello è altamente velenoso in condizioni naturali, ma perde parte della sua tossicità in coltura.

Un altro tipo di aconito è l’aconitum vulparia, un’altra pianata erbacea molto velenosa, ma con fiori di colore giallo pallido.

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