GlassUp: gli occhiali “Smart” italiani che sfidano Google

GlassUp, i nuovi occhiali per la realtà aumentata creati da una start up di Venezia, arriveranno nel 2014, ma Google ha già dichiarato guerra

GlassUp: gli occhiali “Smart” italiani che sfidano Google

La tecnologia “Made in Italy” non si sente inferiore a quella dei colossi americani, e, dopo VisLab BRAiVE, l’auto in stile Google Car che guida sa sola, arrivano i GlassUp, i nuovi occhiali per la realtà aumentata, che sfidano i Google Glass brevettati dal colosso di Mountain View.

GlassUp è l’interessante progetto di un gruppo di ricercatori e imprenditori italiani capitanato da Francesco Giartosio, che annovera nel team di sviluppo due nomi di punta come Gianluigi Tregnaghi (esperto di tecnologie ottiche, in passato ha lavorato a elmetti d’avanguardia per l’aeronautica) e Andrea Tellatin (che ha lavorato per I’m Watch). Due anni fa i tre ricercatori hanno cominciato a lavorare a questo progetto, con l’obiettivo di sviluppare un dispositivo indossabile che permetta alle persone di interagire con il proprio smartphone con la maggior naturalezza possibile.

Infatti, a differenza dei Google Glass, non sono pensati per la produzione di informazioni, per scattare foto o video, ma si propongono come un secondo schermo per i nostri device, per la ricezione dei contenuti già presenti sui nostri dispositivi.

Basta collegare il proprio smartphone o tablet via Bluetooth agli occhiali e, sulla lente destra, appariranno delle informazioni di colore verde come email ricevute, aggiornamenti di Facebook, gli ultimi tweet, sms, le ultime notizie, le indicazioni stradali e tanto altro. Numerose app verranno inoltre create appositamente per espandere le funzionalità degli occhiali gestiti da Android e forniranno informazioni all’interno di particolari edifici, mostrando ad esempio didascalie sulle opere dei musei, sottotitoli al cinema o traduzioni simultanee di lingue straniere.

Inoltre i GlassUp sono molto più economici rispetto a quelli di Google (si parla di un costo di 229 euro), hanno una durata di carica superiore e creano meno problemi di visualizzazione, oltre ad avere un design più attento alle esigenze estetiche degli utenti.

Ma Google non ci sta, forse per paura che questo nuovo device “Made in Italy” riscuota più successo del proprio prodotto.

“Un giorno l’ufficio legale di Google mi ha chiamato e poi mandato una mail in cui chiedeva di cambiare nome o si sarebbe opposto alla domanda per il marchio”, ricorda Francesco Giartosio, che ammette: “Ero al settimo cielo”. Aver attratto le attenzioni del gigante della tecnologia non è da tutti e dopo questa mossa i GlassUp si sono trovati sulle principali pagine tecnologiche di siti e giornali americani. Una pubblicità che fa sempre comodo, soprattutto per un prodotto a cui mancano ancora i fondi necessari all’industrializzazione.

Ma Francesco Giartosio e soci si sono rifiutati di cambiare il nome: “Non ci sembrava giusto – afferma – Il nome glass, occhiale, non può essere protetto. Entro fine anno l’ufficio brevetti dovrà trovare una soluzione tra le nostre opinioni e quello di Google e poi vedremo”.

Non ci resta che attendere per vedere come si evolve la situazione, sempre che Google non adotti una strategia a lei cara, ovvero quella di acquisire la start up. Sull’ipotesi di un’acquisizione Francesco Giartosio dapprima sorride ma poi conclude: “Se pagano abbastanza…”.

 

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