"Mindhunter" di John Douglas. La storia del cacciatore di serial killer

Mindhunter, di John Douglas, uscirà in libreria dal 26 gennaio per condurci nelle menti malate dei serial killer. Conoscendo le contorte perversioni mentali, studiando il male, è possibile anticiparlo e comprenderlo.

"Mindhunter" di John Douglas. La storia del cacciatore di serial killer

John Edward Douglas è stato a capo dell’unità investigativa di supporto dell’FBI, il primo criminal profiler, diventando il capo dell’Unità Investigativa di Supporto.

Nel 1995 ha deciso di ritirarsi per intraprendere l’attività di scrittore: i suoi libri divulgativi hanno fatto comprendere al pubblico il suo modus operandi, le tecniche di interrogatorio appositamente create per instaurare un rapporto con i serial killer, incuneandosi nella loro mente.

La vita e la carriera di John Douglas sono stati la base ufficiosa di tutti gli scrittori e sceneggiatori di “crime fiction”. Mindhunter è la storia autentica del suo lavoro, scritta in prima persona, dell’uomo che ha combattuto il Male nell’incarnazione odierna del serial killer.

mindhunter-romanzoComprendere il labirinto mentale dei criminali consegna la chiave per aprire la porta sull’abisso: prevenire le mosse dei futuri assassini conoscendo le abitudini di quelli passati.
Per anni ha interrogato in carcere, instancabilmente, gli assassini e gli stupratori seriali. Infinite conversazioni con uomini come Charles Manson, con John Wayne Gacy, l’uomo che uccideva giovani vestito da clown, con James Earl Ray, sicario di Martin Luther King. E molti altri.
John Douglas si ritrovò a lottare contro la morte dopo appena sei anni di attività: quarantuno di febbre, duecentoventi battiti cardiaci al minuto, il lato sinistro del corpo paralizzato, vasta emorragia nel lato destro del cervello.

Uscì dal coma dopo una settimana. Al  risveglio, la memoria era scomparsa, non riusciva più a camminare. In cinque mesi riuscì a ristabilirsi e riprese a lavorare per il Bureau.

La sua forza, la sua abnegazione encomiabili, sono le premesse di Mindhunter. Douglas concede al lettore la propria esperienza umana oltre che di profiler: le notti passate in bianco cercando l’intuizione sfuggita, l’aver trascurato la famiglia e se stesso, i viaggi interminabili attraverso il paese. Nelle sue parole vi è l’assenza totale di bieco autocompiacimento. La goia per aver salvato delle vite diviene sempre una parentesi fugace nella caccia spietata al prossimo killer.

Douglas enuncia un semplice insegnamento di vita: i serial killer possono ambiguamente, morbosamente essere intrinsechi di fascinazione, ma non dobbiamo mai distogliere lo sguardo dalla loro essenza crudele, alle vite che distruggono per soddisfare le proprie esigenze.

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