L’Italia e la meritocrazia: rivali o alleati?

Visione della situazione lavorativa italiana attuale per niente meritocratica che favorisce più gli agiati che i meritevoli creando malcontento e un'inevitabile "fuga di cervelli" dal paese che vanno in cerca di opportunità migliori.

L’Italia e la meritocrazia: rivali o alleati?

Sempre più spesso leggiamo sui giornali e sentiamo alla tv della crisi economica italiana, del fatto che il tasso di disoccupazione cresce in modo esponenziale e di come in tutto questo trambusto alcune persone riescano comunque ad arricchirsi a dismisura, 

E queste ultime raramente sono persone normali che lavorando sodo fanno fortuna, anzi il più delle volte sono quelle già ricche che, per tenere tutti i soldi in famiglia preferiscono dare un posto di lavoro nelle proprie aziende ai parenti o al massimo ad amici fidati, magari completamente incapaci e senza alcun titolo di studio valido, piuttosto che a delle persone estranee, ma competenti e meritevoli. Ecco perchè l’Italia, secondo molti analisti, ha un sistema sociale e lavorativo ingiusto che non premia i migliori.

Diffusissime quindi le pratiche clientelari: “Da noi […] si raccomandano con leggerezza persone che non si conoscono (dal punto di vista delle capacità professionali) per posti di lavoro che non si conoscono”.

E di conseguenza sempre più persone qualificate, nel migliore dei casi, si ritrovano a fare lavori poco gratificanti e a basso reddito pur avendo qualità degne di ben altri posti di lavoro. Nel peggiore, il più diffuso oltretutto, addirittura non riescono a trovare lavoro. Ciò causa una serie di reazioni a catena quali la immediata frustrazione e rabbia da parte di questi ultimi e la conseguente fuga all’estero della maggior parte dei laureati.

La cosiddetta “fuga di cervelli“, citata in molti libri, discussa dappertutto, ma ancora priva di soluzione dato che chi la dovrebbe trovare sono proprio quelli che per non rinunciare alle proprie raccomandazioni negano l’evidenza sostenendo che il suddetto problema non esiste. Per fortuna ci pensano le statistiche a svegliarci: “Tra gli emigrati italiani la parte dei laureati è quadruplicato tra il 1990 e il 1998″. E ancora: “Nel 1999 […] 4mila laureati hanno cancellato la loro residenza in Italia”.

Insomma, per il nostro paese, l’unico modo per risalire dal baratro in cui è finito sarebbe proprio quello di eliminare i privilegi di cui gode questa sofisticata classe ricca e far prevalere la giustizia dando i meriti a chi se li è guadagnati col sudore della fronte. Ma finchè queste grandi menti verranno ostacolate non progrediranno nè la civiltà nè la cultura, rendendoci tutti facilmente raggirabili e malleabili dalle stesse persone che ci ostacolano perchè ci vogliono ignoranti per poter fare tutto quello che vogliono.

Sapere è potere, e loro lo sanno benissimo. Perciò in conclusione risponderò alla domanda del titolo: rivali o alleati? Insomma…tutte e due. Alleati per le persone intelligenti che hanno voglia di fare e che sperano sempre in un futuro migliore; rivali per quelle che invece così stanno benissimo e che non vedono come sta andando il mondo perchè pensano solo ai propri interessi.

Ma se vogliamo tutti insieme potremo sconfiggerli, impedendo loro di ridurci a pedine nelle loro mani. E come farlo? Studiando, leggendo, pensando, sognando. Insomma, coltivando la cultura piuttosto che l’albero dei soldi.

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