Germania: qualche ombra per far luce sul lavoro

Le riforme del lavoro in Germania: luci ma soprattutto ombre.

Germania: qualche ombra per far luce sul lavoro

Le riforme del lavoro in Germania: luci ma soprattutto ombre.

Un interessante articolo del Il Sole 24 Ore firmato da Alessandro Merli, offre degli spunti interessanti di analisi sul modello occupazionale tedesco, comunemente considerato come un esempio al quale conformarsi.

Innanzitutto possiamo partire dal considerare i dati sull’occupazione tedesca: la disoccupazione generale è al 5,4 % e quella giovanile sotto l’8%. Il resto della zona Euro sta sicuramente peggio.

L’Economia tedesca, anche se molto lentamente, cresce, laddove la maggior parte delle altre economie nazionale dell’Eurozona invece decrescono.

Va ricordato che, per ammissione di importanti esponenti del mondo politico (ad es. Romano Prodi), ma è una realtà che sta nei dati e che placidamente si ammette nel dibattito europeo sulla crisi, la Germania è stata la grande beneficiaria dell’introduzione della valuta unificata, rendendo strutturale un vantaggio in termini di competitività.

Tale competitività è stata inoltre amplificata da riforme del mondo del lavoro messe in atto dal Governo Schröder che hanno creato “una vasta classe di sotto-occupati”, riforme che la Germania ha fatto in modo scoordinato rispetto ai partner europei.

Secondo un recente studi di Sebastian Dullien pubblicato dall’ECFR la produttività tedesca non si scosta in modo significativo dal trend dell’Eurozona. Ma “il fattore decisivo è stato invece un ferreo controllo sui salari nominali, che a sua volta, insieme alla debolezza degli investimenti, ha generato il surplus dei conti correnti. Al basso livello d’investimento ha contribuito la compressione di quello pubblico, compreso in educazione e ricerca e sviluppo. Una ragione in più, secondo Dullien, per non additarlo a modello al resto d’Europa.”

 

 

Continua a leggere su Fidelity News