Le regole e le direttive che disciplinano il sistema pensionistico italiano, ormai da anni, variano in continuazione ma a provocare gli animi di tanti lavoratori è stata una recente notizia che rivela un retroscena abbastanza frustante.
Secondo le ultime analisi e calcoli dell’Istat dal 2019 l’età pensionabile potrebbe sfiorare la soglia dei 67 anni, tale indicatore ha revisionato e analizzato le aspettative di vita che hanno spostato in avanti, di quattro mesi, i requisiti per lasciare il lavoro.
In breve ogni lavoratore andrà in pensione sempre più tardi e nello specifico la pensione di vecchiaia dei dipendenti pubblici passerebbe da 66 anni e 7 mesi a 66 e 11 mesi o addirittura 67 tondi mentre per quanto riguarda l’uscita anticipata gli uomini arriverebbero a 43 anni e 3 mesi rispetto agli attuali 42 e 8. Diverso discorso è per le lavoratrici che dalla prossima annualità beneficeranno di uno sconto di un anno, sempre se verrà rispettata la programmazione indicata.
A prescindere dai numeri e dalle aspettative future a suscitare tante critiche sono stati i pensieri dei lavoratori che con grande difficoltà continuano a lavorare, nonostante l’età, all’interno di un sistema che non garantisce una stabile serenità e una giusta retribuzione. Annualmente sempre più cambiamenti legislativi mutano le certezze di molti lavoratori creando confusione e casi di iniquità.
Invece, molti giovani hanno manifestato tutta la loro amarezza nel sentir parlare di pensione; infatti, definiti ormai “la generazione senza pensione”, si chiedono quando sarà per loro il momento di accedere con dignità nel mondo del lavoro e se avranno in futuro l’occasione di beneficiare del sistema pensionistico visto la loro impossibilità nel versare reali contributi.
In effetti, se non si offre l’opportunità a tanti lavoratori di andare in pensione, non si apriranno mai le porte per tutti quei giovani che dovranno sostituire la vecchia classe dirigente producendo il cosiddetto “cambio generazionale”.