Congedo mestruale per le lavoratrici italiane

La proposta di legge 3781 “Istituzione del congedo per le donne che soffrono di dismenorrea” è ora all’esame della commissione Lavoro, dovrebbe essere approvata in tempi brevi. Prevede tre giorni di congedo al mese retribuiti.

Congedo mestruale per le lavoratrici italiane

La proposta di legge italiana sul congedo mestruale permetterebbe – alle donne affette da dismenorrea – di assentarsi dal lavoro per tre giorni al mese venendo retribuite.

La dismenorrea, ovvero il ciclo doloroso, è caratterizzato da dolore addominale estremamente intenso, mal di schiena, mal di testa, nausea e diarrea. In Italia il dibattito sul cosiddetto congedo mestruale si è acceso dopo che la “Coexist”, un’azienda di Bristol, ha deciso di inserire nello statuto l’esenzione dal lavoro per le impiegate con il ciclo mestruale.

L’azienda ha deciso di concedere alle dipendenti un congedo mensile che garantisca loro il riposo nei giorni in cui i dolori mestruali sono intensi. La Nike ha inserito il congedo mestruale nel proprio codice di condotta sin dal 2007, in Giappone alcune aziende lo hanno adottato nel 1947, nel 1948 in Indonesia.

La proposta di legge 3781 “Istituzione del congedo per le donne che soffrono di dismenorrea” – firmatarie Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato – è stata presentata lo scorso 27 aprile del 2016: il Pdl risulta depositato ed è ora all’esame della commissione Lavoro, dovrebbe essere approvata in tempi brevi.

Il congedo mestruale permetterebbe alla donna di assentarsi dal lavoro per tre giorni al mese durante il ciclo, non avendo decurtazioni dallo stipendio. Riconoscere alle donne il diritto di assentarsi dal lavoro in quel periodo di sofferenza significa ritrovarle molto più produttive al loro rientro.

Secondo alcune stime – in Italia – tra il 60% e il 90% delle donne lamentano mal di testa, mal di schiena, dolori addominali, forti sbalzi ormonali durante il ciclo. Nel 30% dei casi, questi disturbi risultano invalidanti e costringono la persona all’immobilità. Le lavoratrici sia nel settore pubblico che privato dovranno presentare certificato medico che attesti la patologia: questo andrà rinnovato entro il 30 dicembre dell’annualità in corso e presentato al datore di lavoro entro il 30 gennaio dell’anno successivo.

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