Lavoro: chi c’è in cima alla top ten dei più richiesti

I mestieri più richiesti sono programmatori, informatici, ingegneri; queste sono le professioni per le quali le aziende trovano difficoltà a reperire personale. In sei anni di crisi sono cambiate molte cose

Lavoro: chi c’è in cima alla top ten dei più richiesti

Da uno studio condotto dalla Cgia di Mestre è stato rilevato che le professioni che non hanno problemi di trovare lavoro sono analisti e progettisti di software, tecnici programmatori, ingegneri energetici/meccanici, tecnici della sicurezza sul lavoro o esperti in applicazioni informatiche. Sono queste infatti le professioni più richieste dalle aziende, che spesso fanno fatica a trovare personale specializzato.

Lo studio è stato eseguito su un campione qualificato di imprenditori italiani e il rapporto redatto ha messo in rilievo le dieci figure professionali che gli imprenditori hanno sempre più difficoltà a reperire, le quali permetterebbero di occupare oltre 29mila nuovi posti di lavoro.

Ma di questi, quasi 8.500 rischiano di non essere occupati perché difficili da reperire sul mercato del lavoro. Nonostante sembri allarmante, questo dato è molto inferiore a quello del 2009, che era pari a quasi 17.600: ciò significa che negli ultimi sei anni i “lavoratori introvabili” si sono ridotti della metà. Questo è stato possibile grazie alla trasformazione del mercato del lavoro, che ha stravolto sia la domanda che l’offerta, cambiando la graduatoria dei mestieri più difficili da reperire. Infatti, all’inizio della crisi in cima alla graduatoria erano infermieri, ostetriche, falegnami e acconciatori, mentre nel 2014 ad occupare la graduatoria sono appunto gli analisti, i progettisti di software, i programmatori, gli ingegneri energetici e meccanici e i tecnici, come visto in precedenza.

In sei anni di crisi solo tre figure professionali hanno mantenuto il loro posto nella top-ten della graduatoria: infermieri, programmatori e ingegneri, profili che a quanto pare sono sempre richiesti e hanno un futuro nel mercato del lavoro.

Ecco come commenta questi dati Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia: “Le cause del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro sono molteplici. Nonostante il perdurare della crisi, molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Anche se ciò è vero, molte aziende scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali. Inoltre, non va trascurato nemmeno il fenomeno della disoccupazione d’attesa: nei settori dove è richiesta un’elevata specializzazione, le condizioni offerte dagli imprenditori non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti”.

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