Scuola: più di un decennio di austerità

Il report annuale dell'Ocse sulla scuola ci racconta di una Italia reduce da più di un decennio di austerità dell'istruzione, mantenendo comunque alti i livelli di apprendimento. Ma c'è da stare allegri?

Scuola: più di un decennio di austerità

Scuola, economia, Ocse.

Intercettiamo un interessante articolo d Ricardo Laterza, apparso su retedellaconoscenza.it da cui prendiamo spunto.

Si parla dell’ultimo rapporto Ocse dull’istruzione “Educayion at glance 2013” e della scgeda relativa all’Italia.

A quanto pare l’Italia è l’unica nazione Ocse ad aver mantenuto costante la spesa per studente nelle scuole primarie e secondarie, a fronte di un aumento del 62% per gli altri paesi.

Caspita, che virtuosi! Ma ha senso essere “virtuosi” con le spese per l’istruzione.

Datevi la risposta da soli.

Qualcos’altro.

E’ in corso un adeguamento sul fronte insegnanti/studenti, che consiste in “virtuosi” aumenti dell’orario di lavoro e “virtuose” diminuzioni del tempo dedicato allo studio.

Ce lo chiede l’Europa.

Ma quale sarà l’obiettivo di un sistema di istruzione unificato in cui, rispetto ai parametri che hanno reso grande la scuola pubblica italiana dal dopoguerra in poi, si lavora di più (con meno guadagni, ovvio) e si studia meno?

Cittadini preparati, competenti e intellettualmente capaci, o manodoperà più o meno specializzata a basso costo e ad alta mobilità geografica?

Datevi la risposta da soli.

In ogni caso, nonostante gli adeguamenti al modello internazionale e i tagli alla spesa, l’apprendimento non ha subito peggioramenti, secondo l’Ocse. La scuola italiana funziona bene lo stesso.

Ma sarà davvero così? Come viene valutato l’apprendimento in Italia, dopo l’esproprio dei sistemi di valutazione da parte dell’Unione Europea?

Ci ritorneremo.

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