Occupare gli istituti: l’unico modo per migliorare la scuola italiana

Occupare la scuola è un modo per renderla migliore: questo è il pensiero di Davide Faraone, sottosegretario all'Istruzione, che con le sue parole non intende istigare alla protesta ma ritiene che manifestare il proprio dissenso aiuti a migliorare l'istituzione scolastica

Occupare gli istituti: l’unico modo per migliorare la scuola italiana

Come ogni anno, le scolaresche e gli studenti italiani, quasi come a non voler mai tradire una consolidata tradizione ed appuntamento fisso, si lanciano in proteste ed occupazioni degli istituti scolastici per opporsi alle regole, leggi e proposte del governo, che riguardano soprattutto il mondo della scuola ma non solo.

Diciamo la verità, anche se spesso le ragioni per protestare ci sono tutte e sono fondate, molto spesso l’occupazione delle scuole, le autogestioni e le manifestazioni scolastiche hanno il solo scopo di anticipare le vacanze natalizie, trovando così un luogo gratuito dopo poter realizzare festini improvvisati e dove poter vivere con troppa leggerezza il peso dei propri anni. Non bisogna però generalizzare, dal momento che nella massa c’è chi si contraddistingue, credendo realmente nella protesta, quella vera, quella che mira al cambiamento positivo, quella che dovrebbe migliorare la scuola italiana e renderla più competitiva con le altre istituzioni scolastiche europee.

La pensa allo stesso modo Davide Faraone, il sottosegretario all’Istruzione, che in un suo intervento esprime la sua posizione in merito all’esperienza che ha avuto con i ragazzi che stanno protestando contro i provvedimenti presi da Giannini e Renzi. Davide Faraone ritiene, infatti, che manifestare il proprio dissenso ed in particolare occupare la scuola sia un modo per renderla migliore.

Queste le sue parole “Ho partecipato anche io ad occupazioni ed autogestioni scolastiche. Esperienze di grande partecipazione democratica che ricordo con piacere. Io le istituzionalizzerei pure, se non fossi convinto di svilirne il significato”. Poi ha anche aggiunto “Scuola è didattica, scuola è studio, ma non può essere solo ragazzi seduti e cattedra di fronte. Io ho maturato la mia voglia di fare politica, proprio durante un’occupazione. E chissà quanti hanno cominciato a fare politica, o vita associativa, o hanno scoperto la passione civile, proprio partendo da questa esperienza”.

Infine, per evitare il fraintendimento delle sue parole, il sottosegretario all’Istruzione aggiunge “La scuola è un bene comune: chi lo deturpa o lo vandalizza si esclude dal confronto e merita solo la punizione più severa prevista dalle nostre leggi. Nessuna istigazione ad occupare le scuole, ovviamente ma i ragazzi sappiano che se ci chiameranno nelle loro scuole per discutere o per contestare la riforma, il governo sarà lì. Parteciperà alle assemblee studentesche per promuovere le sue idee, per ascoltare nuove e migliori proposte.”

Continua a leggere su Fidelity News