Mobilitazione di docenti e studenti per salvare l’università

Dal 18 al 23 novembre docenti e studenti e ricercatori si mobiliteranno assieme ai sindacati per denunciare “i tagli alle risorse, il precariato feroce e la riforma Gelmini”

Mobilitazione di docenti e studenti per salvare l’università

Le organizzazioni universitarie si preparano alla settimana nazionale di mobilitazione e dibattito negli Atenei italiani, prevista dal 18 al 23 novembre.

All’ordine del giorno la discussione “per sollecitare una riflessione collettiva e per costruire insieme una tempestiva ed efficace opposizione al progetto di distruzione dell’università statale”, coinvolgendo tutte le componenti universitarie: professori, ricercatori, personale ATA, lettori/cel, precari, dottorandi e studenti.

Dalla riforma Gelmini in poi, secondo gli organizzatori della mobilitazione, “il sistema universitario statale è stato continuamente e progressivamente sottoposto a pesantissimi attacchi di diversa natura che lo stanno portando ad una vera e propria implosione”. Dai tagli alle risorse – meno 1% in pochi anni – “all’accentramento esasperato dei poteri a livello nazionale e negli atenei, alla messa ad esaurimento di un’intera categoria (i ricercatori) al precariato reso ancor più feroce e senza sbocchi dalla legge Gelmini”.

Critiche anche al sistema di valutazione usato per colpire e demolire piuttosto che per “aiutare a far funzionare meglio la ricerca e l’alta formazione nel nostro Paese; lo svuotamento del diritto allo studio che dovrebbe invece essere garantito anche a chi è privo di mezzi”.

E l’ultimo provvedimento del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza sulla distribuzione delle risorse per assumere nuovi docenti ha già creato una fortissima contrapposizione tra atenei.

Molte università si vedono assegnare una quantità di risorse risibile persino al cospetto del 20 per cento del programmato turnover”. Ma “l’attenzione viene però deviata, piuttosto che sulle scarsissime risorse messe in campo dal governo, verso quei (pochi) atenei che ottengono una maggiorazione rispetto alle cessazioni e che, non a caso, risultano in larga parte coincidere con quelli che hanno le tasse d’iscrizione più elevate”, affermano gli organizzatori.

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