Intercultura: “I ragazzi italiani sono i più chiusi al mondo”

L'indagine di Intercultura ha evidenziato che i giovani italiani sono meno propensi ad andare all’estero rispetto ai loro “cugini” europei

Intercultura: “I ragazzi italiani sono i più chiusi al mondo”

L’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura, in collaborazione con l’Ipsos e Fondazione Telecom, ha effettuato uno studio che evidenzia come più della metà dei ragazzi italiani abbia paura dell’estero.

L’indagine è stata condotta su un campione di 2.275 studenti stranieri e ha confrontato i risultati con le risposte degli 800 studenti italiani, portando alla luce i motivi di questa “chiusura”. Da un lato pesa notevolmente l’influenza della famiglia, alla quale i nostri giovani concittadini sembrano essere ancora molto legati; dall’altra una scarsa conoscenza delle lingue straniere e, in particolare dell’inglese. In Italia, infatti, solo il 35% dei giovani sostiene di avere un buon livello di inglese. Per non parlare della media della popolazione, dove si crolla addirittura a percentuali tra il 5 e il 7%. Un altro mondo rispetto alla Svezia e la Germania dove sono rispettivamente il 77 e il 67%.

Un’altra causa della bassa mobilità dei giovani italiani è rappresentata da un contesto culturale in cui si viaggia molto raramente, “Il problema è culturale – sostiene Raffaele Pirola di Intercultura – Certo, non una chiusura a priori verso lo “straniero”, ma un atteggiamento mentale. “La volontà di diventare cittadini del mondo nasce dal profilo caratteriale dei giovani europei. E basta vedere la percezione di sé che gli studenti italiani hanno per capire come manchi la consapevolezza di come muoversi in un contesto più ampio rispetto a quello locale”

Infatti, dall’indagine è emerso come i giovani ragazzi italiani siano poco ambiziosi, poco determinati e spaventati dai repentini cambiamenti del mondo globalizzato.

Dalla ricerca emerge però un dato confortante: addirittura l’89% dei ragazzi italiani sarebbe disposto o mette in conto nel futuro prossimo un periodo di lavoro all’estero. Un dato simile a quello della Spagna e assai superiore rispetto ai coetanei tedeschi. Raffaella Pirola sostiene che non bisogna però farsi ingannare dai numeri: per molti di loro è solo una scelta di necessità, in quanto non riescono a trovare un lavoro in Italia.

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