La GB opta per la Brexit e i giganti della tecnologia meditano la fuga

Il referendum britannico si è da poco concluso con un esito molto chiaro: il 51.9 % dei sudditi di Sua Maestà vuole uscire dall'Unione Europea. Come si comporterà il mondo della tecnologia dopo questa consultazione popolare?

La GB opta per la Brexit e i giganti della tecnologia meditano la fuga

Nonostante la fiducia lasciata trapelare dagli exit-poll, la realtà è stata diversa: ben il 51.9% dei britannici si è espressa a favore del “Leave”, ovvero dell’abbandono dell’Unione Europea da parte della Gran Bretagna. Come si comporterà il mondo della tecnologia dopo questo pronunciamento popolare?

Il quotidiano coreano in lingua inglese “The Korea Herald” è riuscito a intercettare, a poche ore dal referendum britannico, gli umori dei vertici di Samsung ed LG, le due maggiori aziende dell’elettronica sudcoreana (la terza è la rinata Pantech).

Samsung ha già subito una riduzione delle sue quote di mercato nello UK dal 2013 ad oggi (dal 21% al 12.8%) e questo, in passato, ha portato a scelte drastiche come la non commercializzazione del Note 5 in loco e nel resto d’Europa: ovviamente, con la Brexit, Samsung si aspetta un’ulteriore colpo sui suoi volumi di vendita, posto che ha sempre fatto dei suoi prezzi convenienti una bandiera di cui vantarsi.

Questo potrebbe portare la casa di Seoul a non proporre alcuni suoi device in Gran Bretagna, a non renderli reperibili con troppa facilità, ed a dilatare i programmi di aggiornamento per i device locali: di sicuro vi è il fatto che l’azienda in questione sta pensando seriamente di spostare altrove il suo quartier generale continentale, ubicato proprio in quel di Londra

Anche LG, rivale storico della Samsung, ha subito delle flessioni di non poco conto (dall’11,2% del 2013 al 10,3% del 2015) nella terra di Sua Maestà e, certo, la Brexit non agevolerà nemmeno le sue vendite: i prodotti importati costeranno ben di più e dovranno confrontarsi con una sterlina significativamente più debole. Aggiungiamo, poi, che la decisione dell’Unione Europea di abolire i dazi doganali sui prodotti tecnologici (dal 2019), a questo punto, NON riguarderà anche lo UK ed il quadro è completo. Acer, per bocca del suo CEO, Jason Chen, ha detto di attendersi una domanda più debole in ragione della diminuita fiducia dei consumatori e delle fluttuazioni dei cambi ma che non saranno prese misure drastiche perché, al momento, è ancora difficile valutare l’impatto della Brexit. 

Non parliamo, poi, del terrore che corre lungo la schiena dei produttori locali di videogame. Il responsabile dell’associazione di categoria locale, Richard Wilson, ha già scritto per ottenere rassicurazioni a Cameron: teme che possa diventare più difficile assumere talenti non britannici e, soprattutto, una mazzata per il fatturato visto che l’industria britannica del videogame è più votata all’esportazione che al mercato interno e l’eventuale ripristino dei dazi doganali sfavorirebbe in partenza le produzioni videoludiche nazionali.

Continua a leggere su Fidelity News