I robot ci ruberanno posti di lavoro? Paghino pure loro le tasse!

I robot troveranno sempre più impiego nelle industrie tanto che una ricerca prevede che, entro il 2020, perderemo 5 milioni di posti di lavoro umani. Per controbilanciare questa problematica, una deputata europea ha proposto che anche i robot paghino le tasse.

I robot ci ruberanno posti di lavoro? Paghino pure loro le tasse!

E’ ormai pacifico supporre che, da qui ai prossimi anni, i robot troveranno sempre più applicazioni nel mondo industriale e, quindi, sarà necessario riflettere sul rapporto tra questi ultimi e gli esseri umani. Secondo una deputata del Lussemburgo, ad esempio, potrebbe essere necessario far sì che anche i robot paghino le tasse in modo da compensare i posti di lavoro umani che perderemo…

Sul rapporto tra robot ed esseri umani nel contesto industriale, vi sono due scuole di pensiero. La prima sostiene che, nell’industria 4.0, i robot potranno lavorare a fianco degli esseri umani e, quindi, andrà stabilito il modo in cui questo potrà essere realizzato. Sono di questo parere anche alcuni ricercatori del Politecnico di Torino i quali hanno appena brevettato un sistema di controllo che permetterà ai robot di lavorare in modo sicuro accanto agli esseri umani senza che siano circondati da barriere protettive: il sistema in oggetto è destinato ai robot manipolatori che, posti su basi fisse o mobili, sono dotati di organi terminali deputati alla manipolazione degli oggetti. Nel momento in cui il brevetto del PolMi diverrà realtà, i robot potranno lavorare tranquillamente in piena libertà e qualora, nell’eseguire un movimento programmato, dovessero riscontrare la presenza umana…potrebbero o fermarsi, o rallentare, o mettere in atto un movimento alternativo. Senza ricadute sulla loro produttività.

Non tutti, comunque, sono così ottimisti. In passato abbiamo parlato di alcune ricerche secondo le quali, entro il 2020, perderemo almeno 5 milioni di posti di lavoro umani a causa della crescente presenza robotica nelle industrie. Proprio per questo motivo, Mady Delvaux – deputata del Partito Operaio Socialista Lussemburghese al Parlamento Europeo (socialdemocratici) – ha presentato una mozione che invita l’assise europea ad attribuire anche ai robot, almeno a quelli più evoluti in termini di AI, una personalità giuridica. Nel caso ciò diventasse realtà, i robot potrebbero essere iscritti come “persone elettroniche” in un pubblico registro che aiuterebbe a gestire meglio emergenze e responsabilità che vedessero coinvolte le macchine intelligenti.

Inoltre, la proposta della Delvaux prevede anche che i robot contribuiscano allo stato sociale. Nello specifico, dovrebbe esservi una tassa su di loro che verrebbe destinata a politiche sociali, pensioni e investimenti sulla salute. Naturalmente, la Delvaux è consapevole anche che le aziende utilizzerebbero i robot per risparmiare sul costo del lavoro umano: ecco, quel risparmio andrebbe conteggiato e, su di esso, le industrie dovrebbero versare delle tasse. Le proposte di Mady Delvaux non sono piaciute al presidente della VDMA, associazione di cui fa parte anche Siemens, secondo la quale le misure proposte – accettabili tra 50 anni – sarebbero oggi premature e frenerebbero lo sviluppo della robotica. Oltretutto, spiega il dirigente interpellato, non è affatto detto che un crescente impiego dei robot porti a un incremento della disoccupazione umana: in Germania, nello stesso periodo (2010-2015) in cui i robot venivano impiegati con un + 17%, gli impiegati umani crescevano del 13%.

Una cosa è certa: tra i più pessimisti ed i più ottimisti, è decisamente un bene che si sia aperto un dialogo sull’argomento perché si tratta di una problematica che, presto o tardi, dovremo (e con noi i sindacati) porci tutti quanti.

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