Esiste già il robot che si fa passare per essere umano: si chiama Jill

Per quanto siano evolute, le intelligenze artificiali non vengono ancora scambiate per esseri umani: la differenza si nota, ma non sempre. Ad esempio, al GIT, un chatbot è stato scambiato per una persona reale da diversi studenti...

Esiste già il robot che si fa passare per essere umano: si chiama Jill

Qualche mese fa, è uscito al cinema un interessante film di fantascienza sull’Intelligenza artificiale dal titolo “Ex Machina”: il film si concludeva con la fuga di un robot da un centro di ricerche e con l’impossibilità di individuarlo visto che si era totalmente mimetizzato con i veri esseri umani di una grande metropoli. Siamo ancora ben lungi dall’avere un’intelligenza artificiale così avanzata ma qualcosa di simile è già stato ottenuto, almeno stando a quanto emerge dal Georgia Institute Technology.

Al Georgia Institute Technology il professor Ashok Goel tiene ogni anno un corso di studi sull’intelligenza artificiale: nell’ultimo anno accademico, Goel si è trovato in difficoltà perché i suoi assistenti erano letteralmente assorbiti dai compiti di assistenza generica agli studenti: in pratica, ogni semestre dovevano rispondere a circa 10 mila domande circa le scadenze del corso, i punteggi e le prove da sostenere, dove reperire i materiali supplementari e via discorrendo. Risultato? Non potevano dedicarsi a rispondere alle domande più complesse come, ad esempio, “cos’è un’intelligenza”.

Per questo motivo, al professor Goel venne in mente un’idea: farsi prestare, dall’IBM, l’intelligenza artificiale Watson e trasformarla in un perfetto TA (Teacher Assistant) da educare all’assistenza agli studenti, tramite una chat online. Il risultato è stato eccezionale, Jill Watson – questo il nome dato alla finta assistente accademica – è stata scambiata, per diversi mesi, per una persona reale. Magari un po’ troppo pignola e seria ma certamente molto reale: tanto reale che a pochi studenti è venuto in mente di cercarne il nome nel database dell’Istituto onde verificare se esistesse davvero. 

Alla fine, Ashok Goel ha svelato l’inganno ed ha spiegato come sia stato possibile realizzarlo. In sintesi, Jill Watson è stata educata per mesi, da lui e da alcuni suoi collaboratori, ad affrontare chat tematiche d’assistenza in modo da ottenere livelli di precisione, nelle interazioni, del 97%. Insomma, sgamarla non era affatto facile.

Goel prevede di usare Jill Watson anche l’anno prossimo e di evadere, in questo modo, circa il 40% delle domande degli studenti (quelle più di “routine”): per il futuro, poi, si penserà a migliorarla ulteriormente, in modo che sappia affrontare – in modo altrettanto egregio – anche una chattata generica. Ed allora sì che sarà una Ex Machina!

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