Con Robot/AI si perderanno 5 milioni di posti di lavoro entro il 2020

A Davos è iniziato il World Economic Forum che si occuperà di far luce sull'impatto delle tecnologie nel mondo del lavoro. Secondo gli esperti si perderanno 5 milioni di posti di lavoro e sarà necessario aggiornarsi di continuo per restare al passo.

Con Robot/AI si perderanno 5 milioni di posti di lavoro entro il 2020

In questi giorni si è aperto a Davos, in Svizzera, il World Economic Forum con la missione di far luce sulla “Quarta Rivoluzione Industriale“, ovvero sul modo in cui l’attuale evoluzione tecnologica influenzerà il mondo delle professioni e, in ultima istanza, la maniera in cui si evolveranno le economie globali.

A tale scopo, gli analisti del WEF hanno presentato il rapporto The Future of Jobs basato su un’indagine condotta, in 15 economie affermate ed emergenti, su 371 aziende che, nel mondo, annoverano 13 milioni di dipendenti. Dagli esiti della ricerca in questione, si evince come l’attuale innovazione tecnologica, per quel che riguarda l’informatica, la robotica, l’Intelligenza Artificiale, e l’Internet of Things, investirà il mondo del lavoro come “una tempesta perfetta di tendenze tecnologiche”. 

E le conseguenze non si faranno certo attendere. Come già anticipato da Bill Gates (e dall’Economist) tempo fa, diverse professioni saranno coinvolte nella “software substitution” a causa della quale diversi lavoratori perderanno il posto sostituiti da “bot software” che assolveranno alle medesime mansioni a costi inferiori.

In particolare, tale rivoluzione coinvolgerà i lavoratori al dettaglio, con basse abilità e compiti di routine: in tal senso, quindi, per i workers della produzione e del manifatturiero, dell’estrazione, della costruzione e della manutenzione, la nuova rivoluzione industriale sarà un vero e proprio “bagno di sangue”.

Anche i settori ammnistrativo e d’ufficio saranno colpiti da una cura dimagrante (virtuosa per alcuni): l’adozione delle tecnologie online e cloud renderà alcune figure ridondanti mentre l’uso di piattaforme deputate al Big Data Analytics, semplificando alcuni compiti, renderà talune mansioni superflue.

In totale si può ipotizzare che ben 7.1 milioni di lavoratori perderanno il posto, secondo Klaus Schwab, fondatore del WEF: è tuttavia, vero, che alcuni settori, in particolare quello commerciale e finanziario, cresceranno grazie alle nuove tecnologie e assorbiranno 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Il netto, quindi, è di 5.1 milioni di lavoratori che resteranno a casa, egregiamente sostituiti da robot, software e Intelligenza Artificiale. 

Cosa si può fare per rimediare ad una situazione che, pur non coinvolgendo tutte le nazioni in egual modo, di certo contribuirà ad amplificare il divario tra ricchi e poveri all’interno di ciascun Paese? Bil Gates proponeva ai governi di introdurre delle agevolazioni per le imprese che decidessero di assumere lavoratori in carne e ossa, magari intervenendo sul costo del lavoro. Gli studiosi intervenuti al WEF per presentare il rapporto di cui sopra, invece, pongono l’attenzione sul settore della formazione.

Anziché limitarsi ad attendere i professionisti del domani, di certo più aggiornati di quelli attuali, le imprese dovranno investire molto sull’aggiornamento professionale dei propri impiegati ai quali saranno richieste una nuova gamma di conoscenze, indipendentemente dal tipo di mansione alla quale saranno chiamati. Gli stessi professionisti non potranno pensare, una volta terminati gli studi ed entrati nel mondo del lavoro, di essere così “salvi”: dovranno abituarsi al concetto di lifetime education, ovvero di educazione permanente, con frequenti aggiornamenti all’evoluzione tecnologica in corso.

A Davos, il World Economic Forum è ormai in corso e si sta discutendo della Quarta Rivoluzione Industriale che coinvolgerà tutte le economie e darà nuova forma al mondo del lavoro. All’inizio non sarà facile perché i robot, l’AI e la tecnologia in generale, ci porteranno via 5.1 milioni di posti di lavoro (entro il 2020): tuttavia, aggiornando le competenze, si riuscirà a mantenere alto – ancora a lungo – il proprio valore in termini di know how per l’azienda che ci assume(rà).

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