Sud Sudan, lo stupro di donne come salario dei combattenti

Il rappporto presentato dall'Alto Commissario dell'ONU descrive una spaventosa situazione dei diritti umani nel Sud Sudan, dove i combattenti al posto dello stipendio ricevono il permesso di stuprare le donne.

Sud Sudan, lo stupro di donne come salario dei combattenti

Nel Sud Sudan si vive “una delle situazioni dei diritti umani più spaventose del mondo, con un uso massiccio dello stupro come strumento di terrore e come arma da guerra” ha dichiarato l’Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, nel rapporto presentato a Ginevra sulla situazione che si vive in questo Paese.

Il comunicato dell’Onu, pubblicato venerdì, riporta che – durante il 2015 – il Governo del Sud Sudan ha esercitato una politica di “terra bruciata”, attraverso le violenze deliberate, il saccheggio e l’uccisione di civili. Secondo fonti affidabili, al posto del salario i combattenti ricevono il permesso di stuprare le donne; questra la loro macabra retribuzione sulla base del principio “facciano quel che vogliono e prendano quel che desiderano”.

Le numerose violenze sessuali, commesse per lo più dalle forze governamentali dell’Esercito Popolare della Liberazione del Sudan e dalle sue milizie alleate, sono descritte con dovizia di particolari e dettagli, così come l’attitudine di coloro che hanno massacrato civili sospettati di appoggiare l’opposizione, saccheggiato e distrutto i mezzi di sussistenza.

L’indagine delle Nazioni Unite ha registrato che, tra aprile e settembre del 2015, sono state commesse più di 1.300 violenze: tra queste il caso di una diatriba tra diversi soldati che si questionavano sull’opportunità di abusare o meno di una bambina di sei anni. Il Sud Sudan – che si è reso indipendente dal Sudan nel luglio del 2011 – dopo decenni di conflitto con Khartum, è devastato da una guerra civile dal dicembre del 2013, quando il presidente Salva Kiir ha accusato il suo vice presidente, Riek Machar, di volerlo destituire. Più di due milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case e migliaia sono morte a causa del conflitto e delle atrocità commesse da entrambi i partiti.

Il dossier dell’ONU contiene resoconti su persone, inclusi bambini e diversamente abili, che sono state assassinate, bruciate vive, giustiziate, tagliate a pezzi. “Data la gravità delle accuse, la ripetizione e le similitudini nel modus operandi, il rapporto conclude che esistono ragionevoli motivi per considerare queste violenze come crimini di guerra e/o crimini contro l’umanità”, ha dichiarato l’Alto Commissario dell’ONU.

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