Polonia, donne in sciopero contro l’aborto: stop a lavoro, spesa e "doveri coniugali"

In Polonia le donne hanno indetto uno sciopero di massa per ottenere il diritto all'aborto: per tutta la giornata di oggi non solo non lavoreranno ma nemmeno cucineranno, faranno la spesa o porteranno i figli a lezione.

Polonia, donne in sciopero contro l’aborto: stop a lavoro, spesa e "doveri coniugali"

Le donne sono in sciopero, e la Polonia trema. Stavolta però il clima notoriamente algido dell’Est europeo c’entra ben poco, se non metaforicamente applicato all’altrettanto rigida ostinazione che molte esponenti del gentil sesso stanno dimostrando quest’oggi nel portare avanti la protesta.

Ma in che modo si sta svolgendo di preciso lo sciopero delle donne? Molto semplice: si tratta di una sospensione di ventiquattr’ore dei propri “doveri sociali” su tutta la linea, più o meno trasversalmente condivisa dalle militanti.

Quest’oggi infatti le polacche aderenti all’iniziativa si sono rifiutate di lavorare, di svolgere le faccende domestiche, di cucinare e le più irriducibili persino di lasciarsi blandire dalle lusinghe del sesso. Un gelo tremendo finalizzato ad un unico scopo: ottenere visibilità per portare avanti la battaglia riguardo al diritto all’aborto.

Abortire in Polonia è infatti consentito, ma potrebbe venire presto vietato per legge. Il perché non è un mistero: l’87% dei cittadini del Paese si dichiara infatti cattolico, e lo stesso Andrzej Duda – attuale presidente della Repubblica polacca – ha potuto avvantaggiarsi nel corso dell’ultima campagna elettorale del supporto del clero locale, mediante veri e propri sermoni propagandistici tuonati nientemeno che nelle chiese durante le funzioni.

Situazioni d’altri tempi, si sarebbe portati a pensare. Eppure nonostante il 2016 stia oramai tramontando, in Polonia il diritto all’aborto è ancora a forte rischio. Le proteste erano iniziate lo scorso venerdì proprio fuori dal Parlamento, mentre i deputati rinchiusi al suo interno dibattevano sulla proposta di legge finalizzata a rendere l’aborto illegale, seguendo l’esempio di altre due cattolicissime realtà come Città del Vaticano e Malta.

L’esito della votazione è ancora incerto: da una parte i cattolici fondamentalisti di Ordo Iuris sono riusciti a raccogliere le 450.000 firme necessarie a portare la proposta in aula, forti anche del sostegno dei movimenti di estrema Destra; dall’altra il gruppo prevalentemente femminile “Save the Women“, sostenute dal partito oppositore Nowoczesna.

E’ bene tuttavia specificare che ancora oggi in Polonia una donna non è libera di decidere se abortire o meno, ma l’interruzione di gravidanza può venire praticata solo e solamente in casi eccezionali come danni irreversibili al feto, minaccia grave all’incolumità della madre o qualora il concepimento sia stato generato da un incesto o uno stupro.

Una legge non ancora sufficientemente severa per gli estremisti cattolici al Governo ed i movimenti di Destra, i quali chiedono a gran voce che l’aborto venga vietato per legge anche qualora sia a rischio la salute della madre o il feto sia deforme o irrimediabilmente danneggiato, con cinque anni di carcere per chiunque si offrirà di aiutare una donna ad abortire; da qui lo sciopero delle donne, che si concluderà quest’oggi alle 23:59. Ma la guerra è appena cominciata.

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