Onu: 800 giornalisti uccisi in un decennio

Nel 2013 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per porre fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti, che si celebra il 2 novembre di ogni anno. Solo il 7% di questi reati è stato punito.

Onu: 800 giornalisti uccisi in un decennio

In guerra, la verità è la prima vittima”, scriveva Eschilo. E indubbiamente i giornalisti lo sono con essa. Dal 2006 ad oggi, esercitare il giornalismo è costato la vita a circa 800 professionisti dell’informazione, che non vengono adeguatamente protetti e sono così vittime di sequestri, torture, sparatorie, incarcerazioni.

Secondo le Nazioni Unite, di tutti i crimini che hanno causato queste vittime solo il 7% ha portato ad una condanna per gli aggressori, il che significa che la maggior parte di essi continuano a rimanere irrisolti. E ancora una volta, l’Onu vuole denunciare questa tragica situazione con la Giornata Internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti (Idei), che si celebra il 2 novembre di ogni anno. La Idei venne proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2013, in ricordo dell’assassinio a Mali dei giornalisti di Radio France, Ghislaine Dupont y Claude Verlon, avvenuto appunto il 2 novembre 2013.

Secondo l’Indice Globale di Impunità, elaborato dalla Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), in Somalia, nell’ultimo anno, si sono registrati 24 omicidi di giornalisti non risolti, della maggior parte dei quali il gruppo islamista Al Shabab è il principale sospettato. In questa macabra lista troviamo poi l‘Irak, con 71 casi non risolti, e la Siria, con 17; oltre che altre nazioni che non sono in guerra, come Messico e Brasile.

A questi dati si aggiunge poi la certezza che, in Stati come Russia e India, i funzionari di governo siano alcuni dei principali sospettati dell’omicidio di giornalisti, e la feroce repressione in paesi come la Turchia, dove dal fallito colpo di stato del 15 luglio scorso, il Governo ha ordinato la chiusura di 170 media e l’arresto di 105 giornalisti.

La direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha richiesto agli Stati e alle organizzazioni coinvolte di dare immediata esecuzione al piano tracciato dalle Nazioni Unite per rafforzare la sicurezza degli addetti dell’informazione nelle zone di guerra. Garantire condizioni ottimani di sicurezza affinché i giornalisti possano svolgere il loro lavoro è un requisito imprescindibile per la protezione della libertà di stampa. Di conseguenza, né l’Onu né ciascuno Stato dovranno risparmiare sforzi nell’imporre una serie di norme che qualifichino il giornalismo non come un gesto eroico, ma un’attività in cui gli operatori corrano meno rischi possibili.

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