La storia di Steve DeAngelo, l’imprenditore ‘Re della cannabis’

In un libro autobiografico l'imprenditore statunitense, a capo dell'Harborside Health Center di Oakland con ben 130 dipendenti, racconta la sua storia, tra sogni e lotte per i diritti civili

La storia di Steve DeAngelo, l’imprenditore ‘Re della cannabis’

Steve DeAngelo non è un imprenditore qualunque. Si tratta, infatti, dell’uomo che è a capo della più grande azienda produttrice di marijuana in America. Nel suo libro autobiografico, dal titolo The Cannabis Manifesto – A New paradigm of wellness, racconta la sua incredibile storia, dagli anni della gioventù fino al grande successo di questi ultimi anni.

Dal 2006, Steve guida l’Harborside Health Center di Oakland, nella California, dove esiste la legalizzazione della marijuana per fini terapeutici. Ed è così che DeAngelo ha costruito in poco tempo il suo successo, fino ad arrivare a servire circa 94.000 clienti. Ma DeAngelo, una vita passata a combattere per la legalizzazione delle droghe leggere, come si può intuire non è un personaggio banale: “A volte mi chiedo perché ho passato la vita a sostenere ogni tipo di riforma nell’ambito della cannabis invece di lavorare, che so, su questioni più urgenti come il cambiamento climatico, l’estinzione della specie, le armi nucleari”.

Ma è solo un incipit, perché poi la spiegazione la dà lui stesso: “La risposta breve, e più semplice, è che mi sono innamorato della pianta di cannabis quand’ero adolescente, ma ho sempre odiato essere definito e trattato da criminale. C’erano solo due vie d’uscita quindi: dimenticare la cannabis, o cambiare le leggi in materia. La legalizzazione della cannabis è diventata così un requisito indispensabile per la mia felicità personale. La risposta lunga, invece, è che tutta la mia vita è stata animata da una dedizione alla giustizia sociale in un modo o nell’altro, e la fine del proibizionismo significava intersecare tutte le altre cause di giustizia sociale, dai diritti civili all’ambiente, che ho sostenuto negli anni”.

Disobbedienza civile in vari ambiti, per cause come la guerra in Vietnam o, di recente, la privatizzazione del sistema carcerario. Ma, come fa notare lui stesso, con la sua attività dà anche una mano nel sociale, visto che nel quartiere della sua azienda è quasi azzerato il tasso di criminalità“è quasi impossibile per i cartelli messicani vendere nel nostro Stato la loro merce, più economica, ma di pessima qualità. E’ ora di legalizzare la marijuana in tutto il Paese!”.

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