Blue Whale, arrestato l’ideatore: Non mi pento, erano rifiuti

Il “gioco” aveva spinto al suicidio moltissimi adolescenti. Philipp Budeikin, lo studente russo che ha inventato il "Blue Whale", in carcere a San Pietroburgo, non prova un minimo di rimorso.

Blue Whale, arrestato l’ideatore: Non mi pento, erano rifiuti

Manipolava le menti tanto da spingere almeno 130 adolescenti al suicidio: Philipp Budeikin, lo studente russo che ha inventato il “Blue Whale”, non prova rimorso: “Le ho fatte morire, ma erano felici di farlo. Ho dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza“.

Attualmente, è in carcere a San Pietroburgo, dove ogni giorno riceve lettere d’amore delle adolescenti che aveva adescato sui social, e che avrebbe dovuto consegnare al suicidio. “Non sono pentito di ciò che ho fatto, anzi: un giorno capirete tutti e mi ringrazierete”.

Budeikin, studente di psicologia di 22 anni, spiega con un’agghiacciante compostezza le motivazioni che l’hanno spinto ad ideare quel gioco: “Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società”.

Il gioco, che letteralmente significa “Balena Blu”, esiste dal 2013: gli adolescenti che vi partecipavano erano adescati su “VKontakte”, il più popolare social network russo. Stando alle testimonianze, non erano solamente adolescenti isolati e vulnerabili: in alcuni casi si è trattato di ragazzini come tanti, bravi a scuola, circondati da amici.

Il gioco iniziava con l’impartizione degli ordini da eseguire per 50 giorni: la degenerazione dei compiti da mettere in pratica era in divenire fino all’agghiacciante culmine.

La modificazione del ritmo sonno-veglia – imponendo alzate alle 4 del mattino per recarsi sopra il più alto palazzo della città – era il primo step per circuire la mente, facendo divenire i ragazzi progressivamente degli zombi. Gli ordini prevedevano maratone di film horror, e filmati di suicidi, inviati direttamente dal curatore, allo scopo di destabilizzare emotivamente.

Alcuni precetti erano: tagliarsi il braccio con un rasoio lungo le vene, stando attenti a non andare in profondità; uccisione di un animale con tanto di prova fotografica; procurarsi dolore, quasi ogni giorno, tagliandosi anche un labbro; ascoltare musica deprimente.

Sui social circolano le foto della sagoma di una balena incisa con le lame sul braccio. L’ultimo giorno, i giocatori, completamenti arresi alla volontà del curatore, isolati dalla famiglia, ricevevano un messaggio, che ordinava l’ultima prova: “Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita”. Dovevano trovare l’edificio più alto in città, salire sul tetto, e lanciarsi nel vuoto, facendosi riprendere, per avere la prova.

Lo scorso febbraio sono morte Yulia Konstantinova e Veronika Volkova, due studentesse di 15 e 16 anni. Angelina Davydova, una ragazzina di soli 12 anni, si è gettata da un palazzo il giorno di Natale del 2015. A Philipp Budeikin sono stati ricondotti direttamente i suicidi di 16 studentesse, ma solo in Russia si contano almeno 130 suicidi di adolescenti.

Anton Breido, ufficiale del Comitato investigativo russo, si sta occupando del caso: “Budeikin sapeva molto bene come raggiungere il suo scopo, da quando ha cominciato nel 2013 ha perfezionato le sue tecniche”. Gli psicologici avvertono che il rischio di emulazione è altissimo, nessuno Paese può considerarsi immune dal “Blue Whale“. 

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