L’UE approva il meccanismo del prelievo forzoso

E' stato approvato la settimana scorsa e sarà presto operativo il prelievo forzoso su conti ed azioni dei cittadini. Per niente contenti i cittadini.

L’UE approva il meccanismo del prelievo forzoso

Altre ristrettezze economiche in vista per gli italiani. La settimana scorsa, infatti, l’Unione Europea ha stabilito che il Meccanismo di Risoluzione Unico (SRM), il cosiddetto “secondo pilastro” dell’Unione Bancaria diventerà operativo nel 2015.

Il meccanismo ha l’obiettivo di gestire in modo controllato ed organizzato un eventuale fallimento delle banche evitando un impatto sulle finanze degli stati membri.

L’accordo preso in questi giorni istituisce due organi decisionali che vigileranno sulla situazione bancaria e si occuperanno, in caso di fallimento di una banca, di stabilire se liquidarla, ricapitalizzarla o ridimensionarla a seconda della situazione.  Nel caso di una liquidazione bancaria verrà utilizzato lo strumento del “bail-in”, ovvero del prelievo forzoso che intaccherà azioni, obbligazioni ed infine risparmi al di sopra dei centomila euro. Se questi non dovessero bastare si ricorrerà al fondo appositamente istituito. Si tratta, quindi, di una sorta di paracadute finanziario per il sistema bancario europeo.

Il meccanismo di risoluzione riguarderà le 130 banche più grandi dell’Eurozona e degli altri paesi che partecipano, la cui ammissione sarà sottoposta alla revisione egli istituti di sorveglianza preposti. Diventerà esecutivo dal 2015 ma entrerà davvero in vigore solo dopo che sarà stato approvato e messo in atto l’accordo intergovernativo sul Fondo Unico.

Secondo il Commissario per il Mercato Interno Michel Barnier si tratta “del passo più importante dopo l’Euro” dal momento che in questo modo i contribuenti non dovranno più sobbarcarsi il costo dei salvataggi bancari.

La notizia non è stata accolta con entusiasmo, però, dai cittadini che vedono intaccati uno dei beni più importanti, specialmente in tempi di crisi come quello attuale, i propri risparmi alle quali l’Unione Europea potrebbe, quindi, attingere in futuro.

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