Spread: ecco cos’è e perché è importante per l’economia

Lo spread se sale fa rosicare il fegato, se scende fa respirare. Ecco cos'è realmente lo spread e soprattutto perché diffonde tanta angoscia. Perchè siamo ossessionati dallo spread?

Spread: ecco cos’è e perché è importante per l’economia

Lo Spread è l’indicatore più usato per determinare la crisi economica italiana. È bene capire che esso è il differenziale fra due tassi. Nei casi più frequenti si riferisce ai titoli pubblici a 10 anni chiamati Btp (Buoni del Tesoro poliennali). Lo spread rappresenta il dislivello tra il rendimento che sussiste tra i titoli di Stato italiani i Btp e i Bund titoli tedeschi.

Il default viene misurato con lo spread ed è il rischio reale di fallimento del Paese riprodotto nel futuro. Purtroppo, in Italia lo spread attualmente è abbastanza alto. Il “termometro” rappresenta il differenziale del rendimento, in breve stabilisce quanto costa all’Italia finanziarsi nei mercati internazionali, per chiarire il concetto, esso stabilisce effettivamente quanto costa al nostro Paese indebitarci.

È bene sapere che il rendimento di un titolo di Stato corrisponde agli interessi che un Paese è tenuto a pagare per avere prestiti nei mercati internazionali. Ora gli interessi dell’Italia sono alti, perché il debito pubblico è in cima alle classifiche, mentre gli interessi della Germania sono quasi zero.

Effettivamente (forse) non tutti conoscevano questa parola “spread” approdata nella vita degli italiani in primis nel 2011. Praticamente prima che la crisi finanziaria globale, e la crisi greca, colpisse l’Europa e in particolare i Paesi più indebitati come l’Italia e la Spagna.

Lo spread in quell’anno salì di oltre 100 punti, arrivando a quota 200; ad agosto fino a 315 punti, scavalcando quello spagnolo. A novembre lo spread si impennò affondando il governo Berlusconi, toccando il record negativo di 574 punti. In quegli anni Mario Monti prese il posto del “Cavaliere”, allora lo spread iniziò a scendere, continuando però a oscillare in base alle valutazioni delle agenzie internazionali di rating.

 Nel gennaio 2012 il piano di salvataggio realizzato a favore della Grecia fece scendere lo spread da 400 punti a gennaio, sotto i 300 a marzo. Purtroppo, risalì per le successive elezioni della Grecia, e il salvataggio delle banche spagnole. Grazie all’annuncio fatto dalla Bce sul piano di acquisti lo spread trovò attimi di tregua. 

Nel 2015 lo spread è tornato stabile sotto i 100 punti, questa stabilità è dovuta agli interventi della Bce e alla maggiore stabilità del governo Renzi. Solo all’inizio del 2016 lo spread è risalito a quota 150 per il freno dell’economia globale. La Bce è intervenuta con nuove liquidità ed è disceso. A giugno la Brexit ha riportato lo spread a quota 160 e ora i timori che possano verificarsi ulteriori picchi, sono legati all’incertezza dovuta dall’esito del referendum Costituzionale Italiano che si terrà il 4 dicembre. 

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