Sì alla pensione anticipata. Ma c’è l’inghippo: ecco qual è il prezzo

Sta prendendo corpo la possibilità di una flessibilità di accesso alle pensioni, ma le polemiche affiorano: la penalizzazione fissata dai legislatori è incredibilmente elevata per i lavoratori.

Sì alla pensione anticipata. Ma c’è l’inghippo: ecco qual è il prezzo

Le pensioni anticipate sarebbero un danno economico incredibilmente elevato per i lavoratori, quantomeno secondo il piano presentato dal presidente dell’Inps Tito Boeri. Ad affermarlo è stata la Uil, che ha analizzato a fondo la proposta riguardante la possibilità di pensionamento anticipato, ritenendola del tutto inaccettabile.

A monte del ragionamento ci sarebbe il malus eccessivo da applicarsi alle pensioni di chi dovesse decidere di avvalersi di questa sorta di “scorciatoia”: stando alla proposta di Boeri infatti, un lavoratore potrebbe sì decidere di andare in pensione fino a 3 anni prima del raggiungimento effettivo degli anni di lavoro previsti per legge.

Ma dovrebbe a quel punto rinunciare ad una percentuale pari al 3% del trattamento per il numero di anni mancanti al normale pensionamento (dunque 3% in caso di pensione anticipata di 1 anno rispetto alla scadenza 6% in caso di pensione anticipata di 2 anni rispetto alla scadenza e 9% nel caso di pensione anticipata a 3 anni prima).

Inoltre v’è un altro inghippo indiretto: decidendo di optare per la pensione anticipata, è ovvio che la quota contributiva sarà inferiore rispetto a quella maturata da coloro che porteranno a termine la normale scadenza dell’età pensionabile. Ciò significa ancora meno soldi percepiti dopo la cessazione dell’attività lavorativa.

La ricerca caldeggiata dalla Uil ha preso in esame scenari differenti, relativi alle fasce di trattamento da 1.500 euro (3 volte il minimo) fino a 3.500 euro (3 volte il minimo), applicando tutte e tre le categorie di penalizzazione per valutare ogni singolo caso potenziale (quindi 3% di detrazione, 6% di detrazione e 9% di detrazione).

Il risultato? Inaccettabile per gli analisti: “In questo modo un lavoratore che accede alla pensione a 63 anni e 7 mesi con un trattamento pieno di 1.500 euro deve rinunciare di fatto ad oltre una mensilità l’anno, 1.755 euro, per il resto della vita“. Insomma la proposta dell’Inps non farebbe affatto le fortune dei lavoratori anzi, andrebbe a rendere ancora più misere le pensioni degli italiani.

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