Se l’euro salta, ritornerà la lira? Quali rischi corre l’Italia

Arriva la conclusione su cui nessuno avrebbe mai puntato. Lo studio dell’Osservatorio Economico Francese (OFCE) ha evidenziato una fine di certo inaspettata. Tanti rimpiangono la vecchia moneta italiana troppe sono le incognite legate alla sua rimpatriata.

Se l’euro salta, ritornerà la lira? Quali rischi corre l’Italia

L’uscita dell’Italia dall’Eurozona è possibile. Tante sono le domande legate alle varie incognite che ruotano intorno ai possibili costi. Quali conseguenze porterebbe provocare il rientro della moneta nazionale?

Siamo (forse) difronte a un bivio, in tanti rimpiangono la vecchia moneta italiana. Un ulteriore rincaro di costi ci attende all’uscita dall’area euro? L’Italia sprofonderà nel baratro? O sorprendentemente riuscirà a riemergere più forte?

Lo studio proposto dall’Osservatorio Economico Francese OFCE, rispetto alle altre linee va in una direzione “inaspettata”. Fino ad oggi, una probabile uscita dell’Italia dall’Eurozona sembrava potesse generare solo l’apocalisse; il quadro presentato da diversi economisti parlava di un default, simile all’Argentina.

Lo studio dell’OFCE ci lascia impreparati all’idea del mancato disastro preannunciato fino ad ora; infatti, la relazione sui costi relativi all’uscita dall’area euro sarebbe quasi irrisoria. Il problema maggiore riguarderebbe i paesi in surplus che dovrebbero tener testa alla conseguenza di default con una maggiore perdita di capitali.

Un’analisi sorprendente che ha visto la lira rivalutata dell’1%. Di certo, dal prospetto emerge che l’Italia ne gioverebbe sia perché vedrebbe abbattuti i problemi economici, che il debito pubblico. Con una previsione a lungo termine la lira riuscirebbe a potenziarsi dell’1% rispetto all’attuale euro.

Il prospetto francese, in base a quanto ha riportato Wall Street Italia, mostra che l’Italia non corre alcun rischio: infatti, lo studio ha analizzato la possibile influenza del ritorno della lira in ogni singolo settore. Dal bilancio del settore pubblico a quello della banca centrale, dai bilanci delle aziende private a quello delle famiglie, tutti indistintamente sembrano non ricevere alcuna negatività.

Cédric Durand, professore dell’Università di Parigi, e l’economista Sébastien Villemot nella loro relazione hanno preso in considerazione il saldo tra le posizioni attive e quelle debitorie, quei beni che non verrebbero ridefiniti con l’uscita dall’euro. Nel testo pubblicato “Il tema del bilancio dopo la fine dell’euro; un’analisi sul rischio della ridenominazione della valuta” sembra tutto moderatamente semplice. Di certo quest’analisi controcorrente ha lasciato sbigottiti tanti economisti, suscitando non poche polemiche.

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