Petrolio in ribasso: l’Iraq vuole essere escluso dal patto Opec

L’Iraq ha dichiarato di non voler più far parte del patto Opec, che dovrebbe essere approvato da tutti i membri dell’Opec il 30 novembre. La paura è che Iran, Libia e Nigeria seguano l'esempio di Baghdad

Petrolio in ribasso: l’Iraq vuole essere escluso dal patto Opec

L’Iraq inverte la marcia e chiede di essere esclusa dal patto Opec per il congelamento della produzione di greggio, che si dovrebbe firmare il prossimo 30 novembre nella convention di Vienna. Una notizia che ha fatto registrare un ribasso del prezzo del petrolio, con il Brent e il Wti in calo sui mercati internazionali: infatti, il Brent è sceso a quota 51,59 dollari al barile (0,37%) e Wti a 50,48 dollari al barile (-0,73%).

L’Iraq resta ferma sulla sua posizione dichiarando di “non ridurre l’output” del Paese. Ricordiamo che l’Iraq è il secondo produttore di oil del Cartello con circa 4,77 milioni di barili al giorno. Baghdad mantiene la sua posizione, infatti il Paese meridionale ritiene di non dover ridurre la sua produzione, anzi fa presente che ogni diminuzione dell’output deve essere imputata a spese dell’Arabia Saudita.

Vienna è ormai alle porte,e in quella sede il Cartello dovrebbe giungere a un compromesso per stabilire la produzione complessiva al di sotto dei 33 milioni di barili giornalieri. Al momento il rischio è quello di far ripiombare i prezzi ai minimi pluriennali visto il flop del pre-accordo siglato ad Algeri per diminuire l’output di 750 mila barili.

Tempi duri per l’Opec che cercava consensi per l’adesione di altri importanti player esterni al Cartello, come la Russia. Al momento, la posizione della Russia circa la riduzione del petrolio non è ben chiara. Molti si aspettano un flop delle trattative, considerato che i membri non intendono adeguarsi ai limiti di produzione imposti dall’Opec.

Resta da mettere in conto che “il rifiuto di Baghdad porti a un effetto domino” ha dichiarato Gao Jian, analista di Sci International, alludendo all’Iran, Libia e Nigeria. Non sottovalutando le condizioni economiche in cui verte il Venezuela. “Se il tutto si risolvesse in una nulla di fatto la produzione il prossimo anno sarebbe di almeno 34 miliardi di barili al giorno“.

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