Dicembre 2016, attenti al prelievo forzoso sul conto corrente

Per chi ha un conto corrente bancario guai in vista: si prepara per fine anno la stangata e già due istituti aumentano i costi di gestione per finanziare il decreto salvabanche, anche se la loro versione è diversa.

Dicembre 2016, attenti al prelievo forzoso sul conto corrente

Tutti ricordano i salvataggi di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e Cari Chieti. Ora si prepara per i correntisti una nuova bastonata e due banche già sono passate ai fatti imponendo ai correntisti spese aggiuntive una tantum a dicembre 2016.

Lo hanno infatti già deciso due principali banche italiane: Ubi e Banco Popolare, mentre Unicredit ha optato per alzare i costi di alcuni profili di conto corrente. Fa scalpore la notizia secondo la quale, una simile manovra non sarebbe collegata alla crisi dei quattro istituti di credito. Questi i particolari della questione: Banco Popolare ha informato i correntisti che a fine dicembre sarà imposta una “tassa” una tantum per l’importo di 25 euro (è riconosciuto il diritto di recesso essendo la variazione dei costi una scelta unilaterale).

Queste le dichiarazioni giunte da fonti vicine all’istituto di credito: “Ci siamo trovati a dover pagare 152 milioni di euro circa al Fondo di Nazionale di Risoluzione (che, in caso di default, copre il singolo correntista fino a 100mila euro), rispetto alle poche decine di milioni che versavamo abitualmente. Abbiamo preferito affrontare con chiarezza la situazione piuttosto che inserire dei costi nascosti tra le righe dei contratti».

Ubi Banca, quinto gruppo bancario italiano, incrementa di 12 € per anno il canone dei conti correnti, informando la clientela che ciò non è legato a tassi di interesse bassi o negativi nè alle condizioni generali dell’economia, bensì all’aumento dei costi di produzione (tra cui il fondo interbancario), costi che la banca sostiene per detenere i depositi della clientela. Un balzello per l’istituto che nel solo 2016 ammonta a circa 60 milioni e che in precedenza non c’era. Quindi questa la soluzione adottata: i costi verranno condivisi con i clienti.

Il Fondo di garanzia, si rammenta, è previsto dalle direttive europee (2014/49/UE e 2014/59/UE) e costituisce una risorsa necessarie nel caso in cui si verifichi il dissesto di una banca, in tal caso è assicurato un rimborso delle somme depositate dai clienti entro il limite di 100.000 euro. La domanda è semplice: il Fondo è sostenuto da tutte le banche Italiane in relazione alle rispettive dimensioni di credito, c’è da attendersi quindi che la scure sui conti, più o meno celata arrivi anche da tutti gli altri istituti.

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