Yara: prima notte in carcere per Bossetti. Per i pm Yara è stata seviziata con crudeltà

Prima notte in carcere per il presunto killer di Yara Gambirasio. Prove schiaccianti contro di lui. Per gli investigatori 100% di compatibilità. Urla ed insulti della folla all'uscita dalla caserma per Bossetti

Yara: prima notte in carcere per Bossetti. Per i pm Yara è stata seviziata con crudeltà

Ha passato la prima notte in carcere Massimo Giuseppe Bossetti, il 45 enne fermato ieri sera con l’accusa di essere il responsabile dell’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane atleta di 13 anni uccisa mentre tornava a casa il 26 novembre del 2010. Per l’uomo urla ed ingiurie all’uscita dalla caserma da parte della folla radunatasi fuori, mentre veniva trasportato in carcere.

Bossetti si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma dovrà chiarire la presenza del suo Dna sul cadavere della piccola Yara. Infatti, secondo le analisi dei Dna non ci sono dubbi, la compatibilità è del 100%. I legali della famiglia Gambirasio si sono detti molto soddisfatti per i recenti sviluppi «Sono un buon punto di partenza, perché da un’indagine contro ignoti siamo giunti a un’indagine con un indagato. Ma – aggiungono – nessuno ha esultato. I genitori di Yara sono persone molto pacate e misurate che hanno avuto fiducia nelle indagini». 

Gli investigatori erano già sulle tracce di Bossetti, dal momento che questo rientrava in quel gruppo di persone con un Dna abbastanza compatibile, ma non erano arrivati a lui. Ad incastrarlo è stato un banale controllo della polizia stradale, che lo ha fermato e sottoposto al test dell’etilometro, che ha permesso di estrarre il Dna, che è subito risultato “perfettamente coincidente” con quello ritrovato sugli slip della piccola Yara.

Gli investigatori, quindi, sono assolutamente convinti della sua colpevolezza, si dicono certi che sia lui Ignoto 1, l’uomo a cui danno la caccia da più di 3 anni. A completare il quadro già schiacciante anche il fatto che il cellulare di Bossetti sia rimasto agganciato alla cella della zona di Brembate Sopra proprio nelle ore di quel 26 novembre in cui Yara stava facendo ritorno a casa, dove purtroppo non è mai arrivata.

Parole dure nei confronti di Bossetti da parte della madre. “Poteva succedere a un nostro conoscente, invece è successo a noi. Se è stato lui, deve pagare” ha detto la donna visibilmente sconvolta, che dal momento in cui è stata resa nota la notizia non risponde al telefono né rilascia interviste.

All’indomani di un arresto tanto importane, per la gioia di tutti, però, è scoppiata la polemica tra il Ministra dell’Interno Alfano e la Procura, secondo la quale la notizia è stata diffusa troppo presto, quando ancora Bossetti era sotto interrogatorio, mentre era volontà comune mantenere il massimo riserbo sulla vicenda. «Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo – dice – anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza».

Immediata la replica del Ministro Alfano: «Credo che il procuratore di Bergamo non ce l’avesse con me anche perché non ho divulgato dettagli, si dovrebbe chiedere invece chi ha inondato i mass media di una quantità infinita di informazioni. Certamente non è stato il governo. Non credo che il procuratore ce l’avesse con me, in quanto non ho dato nessun dettaglio – ribadisce il ministro – piuttosto si dovrebbe chiedere chi ha inondato i mass media di una quantità infinita di informazioni e dettagli. E certamente non è stato il governo».

A prescindere dalle polemiche, però, Alfano si dice convinto del suo operato. “L’opinione pubblica aveva comunque il diritto di sapere ed ha saputo. Questo è un elemento rassicurante perché i cittadini devono sapere che in Italia chi delinque va in galera”.

Continua a leggere su Fidelity News