Violenza Rimini, la difesa del mediatore culturale dopo frasi choc

Dopo la bufera mediatica e l'indignazione generale suscitata dalle parole choc del 24enne mediatore culturale Abid Jee sul doppio stupro avvenuto in spiaggia a Rimini, arrivano le sue giustificazioni sui social.

Violenza Rimini, la difesa del mediatore culturale dopo frasi choc

Lo scioccante messaggio pubblicato dal 24enne mediatore culturale Abid Jee – in cui si afferma che superato il momento iniziale della violenza sessuale, poi alla donna piace – a corredo di un articolo della testata giornalistica online “Il Resto del Carlino” sul terribile stupro da parte di 4 uomini ai danni di una giovane polacca e poi di una transessuale, il ragazzo tenta una timida difesa affidando le sue parole ai social network. 

Il 24enne, lavoratore della cooperativa “Lai Momo” che si occupa di gestione ed accoglienza dei migranti, che dopo i fatti ha prontamente preso le distanze dall’uomo e dalla sua iniziativa fino al punto di sospenderlo temporaneamente dal suo incarico in attesa di una decisione circa un suo licenziamento, stando a quanto riportato dal “Resto del Carlino” dopo la frase choc avrebbe pubblicato anche un altro messaggio, poi cancellato. 

In questo secondo messaggio Abid Jee chiede scusa e cerca il perdono di tutti, aggiungendo anche “la verità è che tutti attaccano gli immigrati“. Un messaggio che è stato subito rimosso da lui stesso dal suo profilo social, così come sono stati oscurati buona parte dei suoi messaggi, e perfino cambiato anche l’immagine del profilo. 

La domanda che tutti ci poniamo ora è se ha fatto tutto ciò con il preciso tentativo di sfuggire alle ire degli internauti o di celare ulteriore materiale che potrebbe aggravare la sua posizione? Fatto sta che il suo messaggio ha suscitato anche l’indignazione di molti politici di colori politici diversi, che ora puntano il dito sulle selezioni dei dipendenti delle cooperative sociali che lavorano con i migranti. 

Intanto, le indagini per risalire alla banda dei violentatori di Rimini stanno proseguendo su una pista ben precisa, e vede ben 20 persone indagate: tutti giovani tra i 20 e i 30 anni con precedenti penali e nordafricani. Tutti i sospettati svolgono attivià più o meno occasionali e conducono una vita apparentemente normale.

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