“Venite, ho ucciso tre persone”. Daniele Garattini chiama i Carabinieri e poi si uccide

Daniele Garattini di Collegno ha ucciso suocera, moglie e figlia e poi, dopo aver chiamato i Carabinieri, si è ucciso

“Venite, ho ucciso tre persone”. Daniele Garattini chiama i Carabinieri e poi si uccide

COLLEGNO, 31 DICEMBRE – Daniele Garattini, 57 anni, da Ottobre ha perso il lavoro. Era responsabile delle vendite presso le linee bambino 0-12 Benetton in Piemonte e, raccontano gli amici, volontario di “Save the Children” e un uomo mite. Eppure la follia ha colpito lui e la sua famiglia. Ieri, alle ore 12,30, ha sparato con una pistola 7,65, prima alla suocera, Daria Maccari, 84 anni che dormiva in soggiorno sul divano. Poi ha colpito la moglie, Letizia Maggio, 54 anni ed infine ha rivolto l’arma verso la figlia Giulia di 21 anni. Infine ha chiamato i Carabinieri dicendo: “Venite, ho ucciso tutti sono impazzito”, poi si è sparato al petto, ma, rimasto senza proiettili, ha afferrato un coltello da cucina e si è pugnalato al cuore.

All’arrivo dei Carabinieri, non era ancora morto e ha ribadito “sono pazzo, sono pazzo”. Sul pavimento della cucina ancora le borse della spesa per il cenone di Capodanno, a terra quattro vittime. Della follia? Forse più probabilmente della preoccupazione per un lavoro perso da qualche mese e della paura per un futuro incerto, unite a un’epatite di cui Garattini soffriva, e per la quale aveva di recente cambiato cura.

Gianni Pesce, amico di famiglia ed ex assessore ai Trasporti di Collegno, racconta: «Lui era un uomo mite, ci vedevamo ogni tanto. È venuto anche a casa mia. Dieci giorni fa ci ha detto che aveva perso il lavoro ed era molto preoccupato. Faceva il rappresentante con partita Iva per la Benetton ma per via della ristrutturazione dell’azienda era rimasto a casa. La moglie, che conoscevo bene, impiegata alla Lavazza, era molto tesa perché lui si doveva ricostruire una vita. Era una donna che partecipava alla cittadinanza attiva. È lei che ha voluto costruire questo giardinetto di fronte a casa. Faceva parte del comitato di quartiere Santa Maria. La suocera, affetta da Alzheimer,  viveva con loro. Erano una famiglia normalissima. Era impossibile immaginarsi una cosa del genere».

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